Lo smart working potrebbe a livello italiano potrebbe ridurre le emissioni annue di CO2 di 1.500.000 tonnellate. Lo rivela una ricerca dell’osservatorio smart working della school of management del Politecnico di Milano, presentata oggi durante il convegno ‘Smart Working: Il lavoro del futuro al bivio’. Il lavoro da casa – dimostra la ricerca – riduce le emissioni di circa 450 chili annui per lavoratore, per effetto di tre componenti: la riduzione degli spostamenti, che permette il risparmio di 350 chili di CO2, le emissioni risparmiate nelle sedi delle organizzazioni che hanno introdotto lo smart working (-400 chilo) al netto delle emissioni addizionali dovute al lavoro dalla propria abitazione (in media circa 300 chili).
“Considerando il numero degli smart worker attuali pari a 3.570.000 di lavoratori, l’impatto a livello di sistema Paese calcolato sarebbe pari a 1.500.000 tonnellate annue di CO2. Tale quantità – sottolinea la ricerca – è pari a quella assorbita da una superficie boschiva di estensione pari a circa otto volte quella del comune di Milano”.