NICOSIA (EN) – Le vite di tutti noi, negli ultimi 24 mesi, sono state profondamente segnate dalla pandemia di Coronavirus. Quello che inizialmente sembrava un nemico lontano, con il passare del tempo è arrivato anche nei nostri confini, scatenando paura, rabbia, reazioni talvolta scomposte e cambiando il nostro modo di affrontare quotidianamente il mondo.
Parole come vaccino, mascherina, tampone, sono diventate all’ordine del giorno. Ma per fortuna la luce alla fine del tunnel sembra vicina: la campagna di somministrazione del siero anti Covid-19 sta andando avanti incrementando i propri numeri e il ridimensionamento dei nuovi positivi fa finalmente ben sperare per il futuro, tanto che la Sicilia è finalmente potuta tornare in zona bianca.
Ciò che resta, però, sono le ferite che la pandemia ha lasciato, non soltanto dal punto di vista economico, ma anche per quanto riguarda l’aspetto sociale. Ecco perché il Distretto sanitario di Nicosia ha avviato il progetto Sportello pedagogico scolastico, in collaborazione con il Servizio di Medicina scolastica del Dipartimento Materno-Infantile dell’Azienda sanitaria provinciale di Enna. Uno strumento, condotto e progettato dalla pedagogista ed educatrice professionale, Mallory Ciulo, che nasce dalla volontà di rispondere all’emergenza educativa prodotta dal Covid affrontando le difficoltà e le problematiche emerse nel contesto scolastico. L’obiettivo finale è contrastare il disagio educativo, la dispersione scolastica e le difficoltà di apprendimento, inviando i casi, qualora necessario, ai Servizi pubblici specialistici del territorio.
Il progetto vede coinvolte le classi della scuola primaria e secondaria di primo grado del I Circolo didattico di Nicosia con la dirigente scolastica Maria Giacoma Mancuso. I destinatari non saranno soltanto gli insegnanti e gli alunni, ma anche i genitori, al fine di offrire un servizio di sostegno alla genitorialità e attivare una comunicazione significativa e positiva tra la scuola e la famiglia.
Un modo concreto per lasciarsi definitivamente la pandemia alle spalle, cercando allo stesso tempo di sanare le profonde ferite che questi due anni hanno prodotto nella comunità ennese.