“Nessuno può dirsi cristiano se non si indigna e non si impegna a un’urgente conversione delle nefaste scelte politiche migratorie dei Paesi europei”. Questo è parte del duro commento dell’arcivescovo di Palermo, Monsignor Corrado Lorefice, sull’ennesima strage di migranti nel Mediterraneo, avvenuta per l’esattezza a Pylos, nei pressi delle coste greche.
Mentre la polemica sulle soluzioni applicate alla cosiddetta “emergenza migranti” prosegue, c’è chi chiede una giornata di lutto “universale” in segno di rispetto per le vittime di quella che potrebbe essere una delle stragi peggiori avvenute in mare negli ultimi tempi. L’hashtag è entrato subito nelle tendenze di Twitter e a chiederlo non sono solo i soccorritori costretti ad assistere inermi alla morte di donne, uomini e bambini in mare. Di nuovo e dopo innumerevoli richieste di intervento. È anche quella parte della popolazione che non accetta le carenze – purtroppo evidenti – di un sistema di gestione dei flussi migratori che rende la rotta mediterranea sempre più piena di sangue e morte e chiede una soluzione definitiva.
“Non soccorrere chi rischia la vita, non salvare esseri umani è un crimine. La linea rigorista dei nostri Governi nazionali e della comunità europea è una industria di morte di innocenti che condanniamo a morire due volte. Una politica che non previene le stragi ma le determina consapevolmente tradisce la costitutiva missione della costruzione della polis umana”.
“Se le nostre città europee perdono il dovere umano di accogliere quanti sono disposti ad affrontare la morte pur di fuggire dalla disperazione e dalla guerra, non avranno altro futuro se non quello di nuove città di Babele in preda all’empietà e alla violenza”, prosegue Monsignor Lorefice riferendosi alla strage di Pylos e alle altre tragedie di migranti in mare. “Ci indigniamo come cittadini e come cristiani e chiediamo prontamente scelte concrete per una politica migratoria libera da populismi e da interessi di parte, intelligente, accogliente e inclusiva”.
La richiesta di Monsignor Lorefice alle autorità è chiara: servono “vie legali di approdo” e di “redistribuzione solidale” dei migranti. E non solo in Italia, ma a livello europeo. Serve porre fine a quel business che, purtroppo, conosciamo tutti ma di cui si parla sin troppo poco. Un business che ha fatto finire nelle mani della criminalità organizzata e delle mafie internazionali senza scrupoli le vite di innocenti in fuga da povertà, guerra, fame, persecuzione politica e tanto altro.
“Non aprire vie legali di approdo dei migranti e di redistribuzione solidale nei Paesi europei equivale a un sostegno diretto e consapevole alle industrie mafiose internazionali che hanno messo le mani sull’affare migrazioni da povertà economica e conflitti bellici determinati e fomentati ipocritamente da noi occidentali. Significa ‘consacrare’ respingimenti, naufragi e reclusione nei tanti lager dei paesi di frontiera – in primis della Libia – lager di cui tutti abbiamo consapevolezza grazie alle testimonianze di quanti vi sono tristemente rinchiusi o alle immagini inviate dai reporter”. Monsignor Lorefice pone l’accento sull’eterno dibattito tra difesa dei confini e difesa della vita, lotta agli scafisti criminali e soccorsi a chi ne è vittima. Un discorso che è al centro delle polemiche nazionali e internazionali e che i Governi europei – di qualsivoglia colore politico – dovranno necessariamente affrontare per porre fine alle morti di migranti in mare.
A Pylos – teatro dell’ultima strage nel Mediterraneo – continuano le operazioni di ricerca e soccorso dopo il tragico naufragio dello scorso mercoledì. Le speranze di trovare superstiti, purtroppo, sono praticamente nulle. A bordo di quella nave affondata al largo delle coste greche c’erano almeno 500-700 persone e tante di loro rimarranno senza nome in mare. Solo nove i superstiti, arrestati con le accuse di traffico di esseri umani, omicidio colposo e di aver costituito un’organizzazione criminale presumibilmente attiva nel “business” dei migranti.
Gli arresti, però, non bastano. Si chiede di più. Un segno forte e decisivo da parte delle autorità internazionali, tanto per cominciare. E poi un simbolico “lutto”, non solo per le vittime di Pylos ma per quelle di Cutro, Lampedusa, Libia… per tutti coloro che sono partiti con un sogno e hanno trovato la morte in mare.
#Luttouniversale, chiedono sui social. Una richiesta che sposa anche Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale Anpi, che chiede al Parlamento Ue una giornata di lutto per quanto accaduto a Pylos: “La strage di migranti avvenuta al largo del Peloponneso pesa sul senso di responsabilità e umanità dell’intera Europa e delle sue Istituzioni. Quelle centinaia di vittime, l’orrore della fine di quei bambini non possono e non devono essere dimenticati. Chiediamo, per questo, che il Parlamento dell’Ue deliberi, con procedura d’urgenza, una giornata di lutto europeo e auspichiamo che la Presidenza del consiglio italiano sostenga con tempestività e determinazione questa proposta”.