Strage Mottarone, indagini su altri due incidenti su Alpyland di Nerini - QdS

Strage Mottarone, indagini su altri due incidenti su Alpyland di Nerini

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Strage Mottarone, indagini su altri due incidenti su Alpyland di Nerini

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giovedì 03 Giugno 2021

Gli incidenti, verificatisi nel 2017 e nel 2019, hanno provocato il ferimento di un dipendente e di un passeggero. Ecco i prossimi accertamenti previsti

Due inchieste per altrettanti incidenti avvenuti sul Mottarone (Vco) sono in corso in procura a Verbania: la circostanza è presente negli atti del procedimento sulla sciagura dello scorso 23 maggio, costata la vita a 14 persone, perché l’impianto interessato è la Alpyland, una pista su rotaia, la cui gestione è riconducibile a Luigi Nerini, uno degli indagati per il caso della funivia. Gli incidenti si sono verificati nel 2017 e nel 2019 provocando il ferimento di un dipendente e di un passeggero.

Il reato ipotizzato sono le lesioni colpose.

La procura di Verbania si è servita della circostanza per chiedere la custodia cautelare per Nerini, il quale, secondo i pm, aveva manifestato “insofferenza a uno scrupoloso rispetto delle misure di sicurezza volte a tutelare l’incolumità degli utenti di tale genere di impianti”. Il gip ha respinto la proposta.

LE INDAGINI SULLA STRAGE – L’impiego massiccio dei cosiddetti ‘forchettoni’ durante la corsa della funivia del Mottarone potrebbe avere scaricato una tensione eccessiva sulla fune e, quindi, la rottura all’altezza dell’attacco del carrello. E’ una delle numerose ipotesi al vaglio dei consulenti della procura di Verbania che devono fare luce sulle cause dell’incidente del 23 maggio costato la vita a 14 persone. Gli accertamenti tecnici sono piuttosto laboriosi e richiederanno, fra l’altro, un accesso all’interno della cabina, che è ancora sul posto e che potrà essere rimossa solo con una serie di accorgimenti.

Oggi è prevista una seconda ispezione. L’avvocato Marcello Perillo è arrivato in procura Verbania per concordare le modalità di un sopralluogo dei suoi consulenti tecnici sul luogo dell’incidente del 23 maggio alla funivia del Mottarone. Il penalista è il difensore di Gabriele Tadini, caposervizio dell’impianto, l’unico indagato agli arresti domiciliari. “Vogliamo fare una ricognizione – ha detto – perché finora abbiamo potuto esaminare solo delle fotografie. È un’iniziativa che riguarda gli aspetti tecnici: la cabina, la fune, il sistema frenante. Sono molti i dati da sottoporre a valutazione”. “La procura ci ha vietato la ricognizione. Noi andremo lo stesso e vedremo cosa potremo fare. Ma sono molto risentito“, ha detto in seguito Perrillo, difensore dell’indagato Gabriele Tadini nell’inchiesta sull’incidente alla funivia del Mottarone. Il legale era accompagnato da due consulenti. 

“Prima di quest’anno sulle cabine della funivia del Mottarone “i ‘forchettoni’ sono stati adoperati per il giro a vuoto o per la manutenzione, ma mai con gente a bordo”. E’ quanto dice Perillo riportando un commento del suo assistito, il caposervizio Gabriele Tadini, in merito alle immagini diffuse dall’emittente tedesca Zdf. “Se in cabina si vedono delle persone – ha aggiunto il legale – secondo Tadini si tratta di addetti alla funivia o manutentori”.

I ‘forchettoni’ sono dei ceppi che impediscono al freno di emergenza di scattare, interrompendo la corsa. Durante il normale orario di servizio debbono essere rimossi ma il 23 maggio sono stati lasciati sulla cabina 3. Le indagini hanno appurato che questo espediente – non consentito – era stato adottato diverse volte nel corso del mese e forse anche in precedenza.  

Non è insolito che i ‘forchettoni’, una volta disinseriti, restassero posati sul tetto della cabina della funivia del Mottarone. E’ quanto si legge nelle carte del procedimento giudiziario avviato dalla procura di Verbania sull’incidente del 23 maggio costato la vita a 14 persone. L’emittente tedesca Zdf ha fatto avere agli inquirenti le immagini realizzate da uno svizzero, appassionato di funivie, che mostrano le cabine in movimento e, ben visibili, i forchettoni. Non è ancora del tutto chiaro, però, se siano applicati alle ganasce del freno di emergenza. “Una volta rimossi – aveva spiegato giorni fa un dipendente ascoltato come testimone, E.R. – i ceppi (così vengono anche chiamati tra i lavoratori – ndr) andrebbero depositati per terra, ma per comodità e consuetudine vengono lasciati sulla pedana di ispezione presente sul carrello superiore della cabina e percorrono quindi i vari tragitti insieme ad essa”.

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