Taglio ai parlamentari, cosa cambia in Sicilia dopo l'approvazione della legge costituzionale - QdS

Taglio ai parlamentari, cosa cambia in Sicilia dopo l’approvazione della legge costituzionale

Pierangelo Bonanno

Taglio ai parlamentari, cosa cambia in Sicilia dopo l’approvazione della legge costituzionale

lunedì 28 Ottobre 2019

I parlamentari nazionali siciliani scenderanno da 77 a 48, registrando una riduzione del 37,25%. L’intervista del QdS ad Alfonso Celotto, professore ordinario di diritto costituzionale all’Università di Roma Tre. La diminuzione dei parlamentari si applicherà dal prossimo scioglimento o cessazione delle Camere

PALERMO – In Sicilia, a seguito della recente riforma costituzionale, i parlamentari nazionali passeranno da 77 a 48, registrando complessivamente una riduzione del 37,25%.

I siciliani, nella prossima legislatura, che entreranno a far parte della Camera dei deputati diminuiranno da 52 a 32 e al Senato da 25 a 16.

La Camera, nelle scorse settimane, ha approvato la proposta di legge costituzionale, la C. 1585-B cost., già approvata in seconda deliberazione dal Senato, che prevede la riduzione del numero dei parlamentari: da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori.

La diminuzione dei parlamentari si applicherà a decorrere del prossimo scioglimento o della prossima cessazione delle Camere.

Cosa cambia, inoltre, nella Costituzione?

Il testo interviene sul un numero minimo di senatori per ciascuna Regione, si stabilisce che è pari a tre il numero minimo di senatori elettivi per ciascuna regione o provincia autonoma; resta immutata la rappresentanza senatoriale del Molise (due) e della Valle d’Aosta (uno). Il numero complessivo dei senatori in carica nominati dal Presidente della Repubblica non può in alcun caso essere superiore a cinque, mentre gli ex Presidenti della Repubblica rimangono senatori di diritto a vita.

In Parlamento sono in corso di esame e approvazione, inoltre, delle proposte, slegate tra di esse, di riforma della Costituzione, che teorizzano l’introduzione del referendum propositivo per rafforzare l’iniziativa legislativa popolare; l’eliminazione del quorum strutturale nel referendum abrogativo; la soppressione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro (Cnel).

Un autorevole punto di vista lo ha dato al QdS Alfonso Celotto, professore ordinario di diritto costituzionale all’Università di Roma Tre.

La riduzione dei parlamentari porterà dei vantaggi al nostro sistema istituzionale ?

“Porterà dei vantaggi solo apparenti, in quanto anche il risparmio di spesa connesso è un risparmio di venti milioni su ottocento miliardi di spesa pubblica e quindi veramente marginale con un valore pari allo 0,002% sulla spesa pubblica, d’altra parte non porterà vantaggi al funzionamento delle camere, che anzi perdono rappresentatività e quindi appare come una riforma parziale e monca che da luogo a tante perplessità”.

Appaiono fondate le critiche secondo cui la Sicilia sia stata danneggiata nella nuova ripartizione di deputati e senatori ?

“Per quel che riguarda la Sicilia sicuramente viene penalizzata come vengono penalizzate tutte le regioni che perdono rappresentatività nel territorio, il rischio di avere una provincia o un intera zone non coperte da rappresentanti è tangibile”.

Le prossime riforme costituzionali se approvate sono parte di un progetto di riforma coerente e utile alla nostra democrazia?

“Soltanto con altre riforme costituzionali si potrebbe completare un possibile quadro riformatore, che non è data solo dalla riduzione del Senato o l’eliminazione del Cnel, io penso che serva una modifica seria del bicameralismo e un eventuale razionalizzazione della forma di governo, con l’introduzione di un sistema presidenziale o di un sistema che porti a governi stabili, bisogna andare al cuore del sistema e non tenere solo alle cose marginali, per quel che riguarda la partecipazione e la rappresentatività sicuramente servono interventi seri, ma non solo sugli istituti di partecipazione popolare come referendum ma, anche, con forme di democrazia partecipativa e diretta anche in forma elettronica, che probabilmente sarà la barriera e la sfida del futuro”.

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