Taglio dei consumi, -131 € al mese al Sud - QdS

Taglio dei consumi, -131 € al mese al Sud

Taglio dei consumi, -131 € al mese al Sud

martedì 12 Novembre 2019

Cgia di Mestre: rispetto all’anno pre-crisi (2007) una riduzione di 21,5 mld per le famiglie. Crollo del 13,6% per i prodotti per la cura della persona, detergenti e medicinali

CATANIA – Consumi ridotti per 21,5 miliardi per le famiglie rispetto al 2007 (anno pre-crisi) e spesa complessiva dei nuclei familiari del nostro Paese nel 2018 pari a poco più di 1.000 miliardi di euro, persi quasi 200 mila piccoli negozi in dieci anni. Questo è quanto emerge da uno studio condotto dalla CGIA di Mestre. Ma ciò nonostante, precisa l’Ufficio Studi veneto, la voce consumo rimane la componente più importante del Pil nazionale (pari al 60,3 per cento del totale).

A farne le spese è stato soprattutto il Sud: dal 2007 al 2018 le famiglie meridionali hanno “tagliato” la spesa mensile media di 131 euro (mediamente di 1.572 euro all’anno), quelle del Nord di 78 euro (936 euro all’anno) e quelle del Centro di 31 euro (372 euro all’anno). A livello regionale le situazioni più negative in termini assoluti ed espressi in valore nominali medi si sono verificate in Umbria (- 443 euro al mese), in Veneto (-378 euro) e in Sardegna (-324 euro), trend meno negativo, invece, per la Sicilia (- 7 euro).

Dall’analisi delle funzioni di spesa, sempre nel periodo compreso tra il 2007 e il 2018, l’acquisto di beni si attesta come contrazione più significativa (-10,3%) mentre i servizi sono cresciuti del 7%. Nella fattispecie, i beni non durevoli, come prodotti cura della persona, medicinali, detergenti per la casa sono crollati del 13,6%, quelli semi-durevoli come abbigliamento calzature o libri, si sono ridotti del 4,5% e infine quelli durevoli (auto, articoli di arredamento, elettrodomestici) del 2,8%. Crollo dell’acquisto dei beni che è continuato anche nel 2019. Tra il primo semestre di quest’anno e lo stesso periodo del 2018 la contrazione è stata dello 0,4% con una punta del -1,1% dei beni non durevoli. In netta controtendenza i dati dei beni durevoli: quest’anno, infatti, la crescita è stata del 2,9%.

Anche il settore trasporti (auto, carburanti, biglietti treni, bus, tram, etc.) non fa eccezione: tra il 2007 e il 2018 la caduta è stata del 16,8% ed è proseguita anche quest’anno con un preoccupante -1%. Boom, invece, per quanto concerne le telecomunicazioni (cellulari, tablet e servizi telefonici) che hanno fatto registrare numeri in netta contrapposizione rispetto agli altri settori: negli ultimi dieci anni +20,1% e nell’ultimo anno +7,7%.

Capitolo vendite al dettaglio: questa voce, che costituisce il 70% circa del totale dei consumi delle famiglie, negli ultimi undici anni è scesa del 5,2%. La grande distribuzione ha registrato, al contrario, un aumento del 6,4%, mentre nella piccola distribuzione (botteghe artigiane e piccoli negozi) sono precipitate del 14,5%. Sebbene la forbice si sia decisamente ridotta, anche in questi primi nove mesi del 2019 i segni sono rimasti uguali: +1,2% nella grande e -0,5% nella piccola distribuzione. La mappa regionale mette in evidenza che l’andamento delle imprese attive nel piccolo commercio, ha subito la riduzione più significativa nella Valle d’Aosta con il 18,8%, in Piemonte con il 14,2% e in Friuli Venezia Giulia con l’11,6 per cento, segue poi la Sicilia con l’8,1%.

“Anche a seguito di questa forte diminuzione dei consumi delle famiglie, la platea delle imprese artigiane e del piccolo commercio è scesa di numero- spiega Daniele Nicolai, ricercatore dell’Ufficio Studi CGIA.

“Tra il settembre 2009 e lo stesso mese di quest’anno – continua Nicolai – le aziende/botteghe artigiane attive sono diminuite di 178.500 unità (- 12,1%), mentre lo stock dei piccoli negozi è sceso di quasi 4 29.500 unità (-3,8%). Complessivamente, pertanto, abbiamo perso più di quasi 200 mila negozi di vicinato nell’ultimo decennio”.

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