Del progetto si parla da almeno un anno ma solo ora è diventato un caso. Alla sua costituzione contribuì a suo tempo anche Margherita Hack.
La scelta di un monte delle Madonie per collocare un nuovo potente telescopio puntato sugli asteroidi pericolosi sta suscitando le proteste degli ambientalisti e code polemiche accompagnate da piccoli gesti vandalici.
Cosa è il telescopio FlyEye, “occhio di mosca”
L’agenzia spaziale europea (Esa) e quella italiana (Asi) hanno progettato di piazzarlo su monte Mufara a quota 1850 metri, nella zona di Piano Battaglia conosciuta e frequentata anche come area sciistica. Il telescopio dovrebbe essere collegato con il polo astrofisico Gal Hassin di Isnello che da anni svolge attività di divulgazione scientifica e di osservazione. Alla sua costituzione contribuì a suo tempo anche Margherita Hack.
Ecco perché è diventato un caso
Varie sigle ambientaliste hanno protestato per la scelta del sito e hanno indetto per il 23 aprile a Piano Battaglia una marcia-escursione per dire no alla nuova struttura in un’area che ricade, fanno notare, nella fascia più protetta del Parco delle Madonie ora esposta al rischio di “subire un grave oltraggio”.
Un telescopio potentissimo per scoprire gli asteroidi vicino alla terra
In questi giorni sono stati anche imbrattati cartelli del Parco con la scritta: “No FlyEye”. Sia il presidente del Parco, Angelo Merlino, sia il presidente del Gal Hassin, Pippo Mogavero, hanno condannato le incursioni vandaliche e hanno rivendicato una disponibilità al dialogo. Hanno anche difeso il progetto, che costa 27 milioni di euro, per un impianto considerato come uno dei più avanzati tanto che, osserva Mogavero, “le sue caratteristiche sono fondamentali per accelerare il tasso di scoperta degli asteroidi vicini alla Terra, potenzialmente pericolosi per la vita sul nostro pianeta”.
Mogavero: “Superare il gap tecnologico”
La maggior parte delle scoperte di questi corpi, aggiunge Mogavero, sono state fatte dagli osservatori americani. Si tratta ora di “superare il gap tecnologico”. Per attivare il nuovo “occhio spaziale” non sono progettate opere invasive. Non sono previste strade asfaltate e la scelta di monte Mufara è provocata dal fatto che questi telescopi non possono essere collocati a quote basse o nelle vallate. (ANSA).