La storia dell’area industriale e della sua odissea continua ad arricchirsi di nuovi capitoli. A parlare di quella di Termini Imerese Tamajo.
La storia dell’area industriale e della sua odissea, iniziata oltre dieci anni fa, continua ad arricchirsi di nuovi capitoli e di possibili svolte positive che, tuttavia, sono finora rimaste solo sulla carta. Una vicenda che coinvolge circa novecento lavoratori e che è rappresentata alla perfezione dalla vertenza Blutec, su cui – nelle ultime settimane – si è concentrata l’attenzione degli attori istituzionali.
Non sono mancati, infatti, vertici e interlocuzioni che hanno visto protagonisti il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo e i sindacati. Nei mesi scorsi, poi, erano emerse varie indiscrezioni secondo cui una cordata di imprese nazionali e internazionali, sarebbe stata pronta a investire oltre cento milioni per il rilancio del polo termitano.
Qualsiasi iniziativa in questo senso, tuttavia, per diventare concreta e tradursi in una manifestazione d’interesse necessità l’intervento dei commissari che attualmente gestiscono l’area tramite la pubblicazione di un apposito bando. Viste le potenzialità dello stabilimento e del territorio su cui ricade, in effetti, le soluzioni potrebbero essere molte e il rilancio sostanzialmente “a portata di mano”.
Tra queste, guardando agli sviluppi del mercato e alla storia del centro industriale di Termini Imerese, ne emerge con forza una in particolare. Si tratta di un’ipotesi su cui il Quotidiano di Sicilia ha già “ragionato” in passato e che vogliamo adesso riproporre, alla luce di dati e numeri che appaiono inequivocabili. Perché non riconvertire il Polo industriale in un impianto produttivo idoneo alla produzione di batterie per auto elettriche?
La risposta, lo dicevamo, sta nei dati e in un trend, quello delle auto green, in costante crescita. Un mercato, lo racconta anche la cronaca degli ultimi mesi, che potrà trovare un efficace supporto nelle politiche ambientali intraprese, per esempio, dalla Ue. Certo, alcune di esse, come lo stop alla vendita di auto a diesel e benzina entro il 2035, possono apparire discutibili e in questa sede non vogliamo sostenere certo la cancellazione del mercato dei veicoli tradizionali, che ha peraltro un’importanza strategica nell’economia nostrana. La questione è un’altra, e cioè fornire uno spunto di riflessione sulle opportunità socio-economiche offerte da una simile soluzione.
Il punto dell’assessore regionale alle Attività produttive, Edy Tamajo
“Dialogo in corso con le parti coinvolte”
A lavorare per dare un futuro all’area industriale di Termini Imerese c’è anche l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo, secondo il quale è fondamentale rispettare la vocazione di un territorio da sempre votato alla produttività.
Da oltre un decennio si parla di rilancio dello stabilimento di Termini Imerese, ma la situazione è rimasta immutata. Il nostro giornale ha avanzato una proposta, cioè quella di puntare sulla produzione di batterie per auto elettriche. Come valuta questa opportunità?
“Le vendite di auto elettriche hanno registrato un forte aumento nel 2021 e nel 2022 e i motori elettrici sono ancora oggi in evoluzione, con nuovi progetti, una maggiore densità di potenza e di coppia e maggiori considerazioni sui materiali utilizzati. In ragione di ciò credo che questa proposta sia una delle diverse strade percorribili”.
Qual è la sua idea sul futuro dell’area industriale? Come sta lavorando, in questo senso, il governo regionale?
“Prima di parlare del futuro penso sia doveroso di ricordare che dagli anni Cinquanta del secolo scorso la pianura di Termini ha accolto impianti industriali del settore meccanico e chimico. Il primo insediamento è stato quello della centrale Enel, cui sono seguiti gli stabilimenti Fiat e alcune aziende del settore chimico che rappresentano un rilevante indotto. Non si può pertanto non immaginare per l’area un importante polo industriale ma che sia eco-sostenibile, quindi un Polo industriale che guardi al recupero energetico, all’innovazione, alla produzione di materiali hi-tech (grafene, batterie al litio) e alla mobilità elettrica”.
Come governo regionale avete sondato il terreno per capire quali potrebbero essere le realtà interessate a investire su Termini Imerese? Nei mesi scorsi si era parlato di una cordata di imprese nazionali e internazionali, pronta a investimenti importanti. Avete avuto riscontri concreti?
“Ho già interloquito più volte con il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per cercare soluzioni percorribili. Con i sindacati abbiamo già attivato un tavolo di confronto ed è già programmato un secondo tavolo che si terrà il 23 gennaio, sempre in assessorato, per aggiornarci sulle evoluzioni della vicenda. Non faccio promesse o propaganda, ma lavoro e dialogo con i sindacati e le parti coinvolte per il rilancio della zona industriale e per la tutela dei lavoratori. Quando si lavora alacremente, i riscontri si palesano ma è compito della politica trovare la migliore delle soluzioni che si vanno manifestando”.
Avete pensato a qualche agevolazione per attirare le aziende, italiane o straniere, a puntare su Termini Imerese?
“Si, abbiamo puntato sulla Zes (Zona economica speciale) in cui ci saranno incentivi di carattere economico, che spesso assumono la forma di sgravi fiscali, snellimento degli oneri burocratici, accesso a infrastrutture di livello e a un ecosistema maggiormente business friendly”.