“The Italian Way” di UniCredit, l’agrifood tra impatto del Covid e strategie per ripartire - QdS

“The Italian Way” di UniCredit, l’agrifood tra impatto del Covid e strategie per ripartire

redazione

“The Italian Way” di UniCredit, l’agrifood tra impatto del Covid e strategie per ripartire

martedì 14 Luglio 2020

Nella tappa di Palermo della roadmap virtuale sul Made in Italy organizzata da UniCredit un focus sull’agroalimentare L’obiettivo è quello di riflettere sugli scenari economici post Covid e sulle strategie per la ripartenza delle eccellenze del Made in Italy

Le eccellenze del Made in Italy sono state messe a dura prova dalla crisi
pandemica e oggi è fondamentale programmare nuove strategie per cogliere le
opportunità che consentano una ripartenza veloce. Per questo UniCredit ha
lanciato “The Italian Way”, una roadmap virtuale per riflettere con gli
stakeholders e gli esperti sui nuovi scenari economici prospettati dal Covid.

Oggi a Palermo si è parlato dell’Agrifood italiano ed è stato presentato un
focus sugli effetti della pandemia sul settore e sulle nuove opportunità da
cogliere per la ripartenza.

Con il ciclo di incontri The Italian Way di UniCredit – ha
commentato Lucio Izzi, Head of Corporate
Sales & Marketing di UniCredit
cogliamo
l’occasione per una riflessione approfondita sulle strategie di rilancio dei
settori di eccellenza del Made in Italy. Per la ripartenza del settore
agroalimentare riteniamo che sia indispensabile sostenere le filiere, la
crescita e l’innovazione. UniCredit conferma, anche con questa iniziativa, il
proprio impegno per sostenere le famiglie e le imprese in questa fase di
emergenza legata alla pandemia del Covid-19
”.

L’agroalimentare italiano

Lo studio UniCredit,
basato su dati Istat, evidenzia come l’agroalimentare contribuisce al Pil
italiano per il 4,2%; ha svolto un ruolo di primaria importanza nei mesi del
lockdown, ma non è immune dal contagio.

Il settore
Food&Beverage è il settore anticiclico per eccellenza e negli ultimi dodici
anni ha rafforzato la resilienza al ciclo cambiando il modello di business. Nel
nuovo modello di business l’export è diventato il motore di crescita. Tuttavia,
nonostante la maggiore apertura
internazionale, i mercati di sbocco del F&B rimangono molto concentrati: i
primi quattro mercati di sbocco (Germania, Stati Uniti, Francia e Regno Unito)
raggiungono il 48% del totale dell’export.

Il fatturato del F&B è pari a 145
miliardi, diviso tra export (25%), ristorazione e turismo (21%), spesa famiglie
(54%).

Gli elementi per valutare l’impatto economico del
Covid-19 sono: la durata della pandemia, la sua ricorrenza (una volta o
più volte), il tasso di mortalità, le misure di contenimento non sanitarie (la distanza
sociale, le limitazioni produttive e commerciali), l’entità delle misure di
stimolo all’economia in Italia e nel mondo, i comportamenti sociali (le
variazioni nelle abitudini di spesa, lavoro e divertimento).

Federalimentare stima una
contrazione del mercato interno del 18%, per le difficoltà del canale ho.re.ca. e la
minore capacità di spesa delle famiglie, quest’ultima causata dall’aumento
della disoccupazione, dalla diminuzione del potere d’acquisto e dalla
ridefinizione delle priorità personali. La pandemia ha anche generato una crisi
simmetrica nei nostri principali mercati di sbocco e le esportazioni sono a
rischio di un netta diminuzione: Federalimentare la
stima intorno al 15%. Nel 2019 i top 10 settori esportatori del F&B
sono stati: vini di uva (18%), pasta e altri farinacei (12%), lavorazione
ortofrutta (10%), latte e latticini (10%), prodotti a base carne (9%), cacao e confetteria (6%), oli e grassi (5%), te e
caffè (4%), pasti e piatti preparati (4%), liquori e  altri alcolici (3%).

E’ previsto un calo del fatturato medio del 3-6% nel 2020, con una ripresa nel 2021. L’estate sarà determinante per la
buona tenuta, con una forte necessità di recupero dell’ho.re.c.a.

Gli impatti della pandemia sono molto differenziati tra i settori del F&B. A maggiore
rischio saranno i settori più orientati all’export e/o più legati al canale
ho.re.ca. Saranno meno soggette a forti perdite le imprese con un ampio
portafoglio di mercati di sbocco, più canali di vendita, prodotti differenziati
nella tipologia e nei segmenti di prezzo.

Negli anni 2014-2018 la trasformazione del modello
di business ha selezionato le imprese più solide e il settore ha migliorato
l’efficienza di gestione. Alla vigilia del virus la liquidità strutturale era
soddisfacente; tuttavia il buffer di liquidità può non essere sufficiente ad
evitare tensioni finanziarie, soprattutto nelle imprese più
piccole e meno strutturate.

Per la ripartenza le strategie di breve-medio
periodo nel mondo post Covid-19 sono: il sostegno alla filiera (garantire il
rispetto dei tempi di pagamento dei fornitori lungo la filiera e iniziative di
sostegno all’ho.re.ca.); supply-chain di “prossimità” (costruire e rafforzare
catene di valore di prossimità e focus sul territorio); la diversificazione
(mercati di sbocco/canali di vendita); l’innovazione (capacità di innovare
modelli di produzione e di organizzazione e investimenti in nuove tecnologie,
quali sicurezza, sostenibilità ed efficienza).

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