Per essere gentili, anzi Gentiloni, le stime del PIL non vanno proprio benissimo. Ma i noiosi tedeschi vanno peggio, direte. Appunto. Questo ci dovrebbe preoccupare. Intanto quando i teutonici vanno finanziariamente male scoppiano sempre casini, e i 100 anni da Weimar ce lo dovrebbero ricordare. E poi perché pure i bambini di Caivano, terra ad alto tasso di disperazione scolastica, sanno che le aziende italiane sono fondamentalmente interconnesse a quelle tedesche. Meno mercedes, meno componentistica italiana, per esemplificare.
In sostanza dopo una manovra draghiana, quella scorsa, ora ci tocca l’austerity meloniana? E tutte le velleitarie promesse, pensioni più alte, flat tax, bonus bebè, ora tocca invece versare l’oro alla patria?
Forse le fedi nuziali sono salve, ma le promesse sono defunte. L’italiano è mobile come qual vento, volubile e di corta memoria. Non si interessa di deficit, di parametri europei, di tassi di sconto, di BCE o Mes, si ricorda al limite il Punt e Mes in salotto della zia.
Non sa nulla della scuola di Chicago o della mano invisibile di Keynes. Però si ricorda dei soldi percepiti con i bonus edilizi e con l’RDC, oggi scomparsi. E rimpiazzati da cosa? Nulla di percepibile per il duodeno che conduce al voto. Il problema non sono i sondaggi, chi sta al governo cala sempre, nonostante l’enorme aiuto dell’opposizione più alla Massimino, il fantastico presidente del Catania calcio, che massimalista.
Il vero problema sono queste maledette votazioni europee, la sanità che tracolla dopo il Covid, soprattutto sui disagi mentali in crescita quanto i femminicidi, che stanno costringendo l’Italia o a rinunciare alla Nato o a aderire al Mes.
Le europee in particolare lasceranno sul terreno morti e feriti, tra i partiti e dentro gli stessi, ed il dopo non sarà uguale al prima. Se poi il PIL cala ancora, possiamo scordarci pure i feriti. Non avremo come curarli.
Così è se vi pare