PALERMO – I tre aeroporti siciliani nel 2020 hanno perso circa il 60% dei passeggeri sul 2019: i numeri vanno dal 54% di Trapani-Birgi, passando per il 60% del Falcone e Borsellino di Palermo, fino al 64% di Catania Fontanarossa. Dati impietosi che fotografano il crollo dei flussi a partire da marzo 2020, con il diffondersi in Italia della pandemia. Un crollo generalizzato che in altri aeroporti nazionali ha toccato cifre vicine al 70% rispetto al 2019.
Le ripercussioni sono palpabili: “Si calcola – dichiara Giovanni Scalia, amministratore delegato di Gesap (società di gestione dello scalo di Palermo, nda) che coi nostri 7 milioni di passeggeri nel 2019 abbiamo mosso più di 3,5 miliardi di Pil territoriale”. A Catania nel 2019 sono stati raggiunti i 10,2 milioni di passeggeri. Ciò significa che, applicando il medesimo calcolo alla città etnea, siamo di fronte a un Pil territoriale di 5,1 miliardi. Su Trapani-Birgi, che viaggia su numeri più contenuti avremmo 205 milioni di Pil territoriale. Sommando le tre cifre, la Sicilia coi suoi aeroporti nel 2019 ha mosso un Pil territoriale pari a quasi 9 miliardi. Che, però, nel 2020 è crollato a 3,3 miliardi, quindi con 5,7 miliardi andati in fumo.
Dalla ripartenza di tali flussi, dunque, dipende una fetta importante della “ricchezza” siciliana. Per questo il QdS ha intervistato i vertici delle società di gestione dei tre aeroporti siciliani per provare ad aprire una finestra sulle previsioni a medio termine e sul lavoro che è stato svolto per trasformare la crisi del mercato in un’opportunità per l’Isola.
“In funzione della campagna vaccinale – spiega ancora Scalia – si prospettano aprile e maggio con mobilità modesta, mentre a giugno essa riprenderà in modo importante. Ritengo che ci sarà una ripresa. Siamo un partner affidabile e si inizierà dal turismo ‘puro’, mentre il business travel soffrirà ancora. Da questo punto di vista Palermo è avvantaggiata rispetto a Milano. La prospettiva è crescere più di prima e ripartire da questo periodo di crisi”.
Parole incoraggianti anche da Nico Torrisi, amministratore delegato di Sac (Società di gestione dell’aeroporto catanese): “Per l’estate 2021 – afferma – nutriamo un moderato ottimismo. Nei Paesi in cui la campagna vaccinale sta procedendo con grande velocità (Regno Unito e Usa su tutti, nda), c’è ovviamente un grande desiderio di ricominciare a viaggiare e le richieste di informazioni e prenotazioni fioccano già sull’Italia e soprattutto su zone balneari e città d’arte. Tutto quindi lascia intendere che, come del resto già successo nell’estate 2020, quando l’aeroporto di Catania ha fatto registrare un milione di passeggeri in due mesi, la Sicilia possa tornare a esercitare la sua attrazione verso i turisti, sia italiani che stranieri”.
Concorda su questa tesi il presidente di Airgest (società che gestisce Trapani-Birgi), Salvatore Ombra: “A farci ben sperare in una felice ripresa è il panel dei voli per la stagione Summer 2021, che definiamo strepitoso. Un vero buon inizio per il clamoroso rilancio del nostro scalo”.
Un rilancio che può e deve partire anche da interventi per calmierare i prezzi dei biglietti, che sono il risultato di una serie di “costi fissi”. Proprio in questi giorni si è aperto un fronte importante, con il presidente di Anci Sicilia, Leoluca Orlando, che ha annunciato un intervento nei confronti del Governo nazionale: “Chiederò – ha detto – la sospensione della tassa aeroportuale per tutte le compagnie aeree”. Un beneficio che si andrebbe a tradurre in una diminuzione dei prezzi in favore dei viaggiatori.
L’amministratore delegato di Gesap, Giovanni Scalia, risponde alle domande del QdS guardando con ottimismo al futuro.
Facciamo un punto su quanto avvenuto da inizio pandemia a oggi: qual è il trend del traffico aeroportuale a Palermo? Quali sono le ripercussioni che la pandemia ha portato e porterà nel breve e nel lungo termine?
“L’anno 2020 è stato drammatico ed è nato dal periodo di picco dell’aeroporto di Palermo: nel 2019 abbiamo chiuso con 7 milioni di passeggeri, abbiamo iniziato il 2020 coi primi due mesi intorno al +7 e +8% poi è arrivato il Covid. Lo scalo non ha mai chiuso e nella prima fase della pandemia ci sono stati diversi voli con carico di mascherine e passeggeri da Bergamo. Abbiamo svolto un ruolo sociale nonostante la paura di convivere con un nemico ancora sconosciuto. Il crollo dei passeggeri è stato meno significativo rispetto ad altri aeroporti d’Italia, siamo stati per larga parte del 2020 tra il terzo e il quarto posto nazionale, ma con cali del 70% sul 2019, quindi c’è poco da essere allegri. Abbiamo chiuso il 2020 con poco meno di 3 milioni di passeggeri. Il 2021 ha ancora numeri modesti, in questi giorni abbiamo circa 5.000 passeggeri al giorno contro i 20.000 dello stesso periodo del 2019. Si è cercato di mettere in sicurezza l’azienda perché, visto lo scenario attuale, non è così scontato mantenere un aeroporto in funzione. Abbiamo razionalizzato e tagliato ove possibile e quest’anno chiuderemo con una perdita attorno ai cinque milioni di euro quando nel 2012 se ne perdevano dieci. Venivamo da cinque-sei milioni di utili, ma possiamo dire di aver limitato i danni”.
Quali sono le strategie post pandemia? E quali i piani di crescita per il futuro, soprattutto sul piano internazionale?
“Abbiamo lavorato sul futuro: mi sento come un calciatore che deve fare la finale di Champions League, sta facendo un grande riscaldamento e sa che prima o poi entrerà in campo e farà il goal decisivo. Avevamo oltre una trentina di compagnie pre-covid: sono rimaste tutte e ne abbiamo agganciate di nuove. Tra queste WizzAir, che da giugno avrà due aerei di base a Palermo e porterà con sé da quest’anno circa mezzo milione di passeggeri, un milione l’anno prossimo. Poi c’è un altro grande incremento con Rynair che passerà dalle 25 rotte del 2019 a quaranta. Anche le altre compagnie registreranno un aumento. In funzione della campagna vaccinale si prospetta aprile e maggio con mobilità modesta e poi giugno riprenderà in modo importante. Palermo si riposiziona con un ruolo ancora più forte di quello assunto prima con una crescita costante negli ultimi 10 anni superiore a quella del mercato: nel 2018 ad esempio siamo cresciuti del 15% contro il 5% globale. Gli aeroporti necessitano tempi di programmazione medio-lunghi dunque abbiamo rifocalizzato il piano degli investimenti sulle direttrici dei servizi per i passeggeri, mondo ambientale e tema dell’innovazione. C’è un piano di 70 milioni nel prossimo triennio e l’investimento più importante è su terminal, impianti fotovoltaici, sistemi di ricarica per gli aerei elettrici, parcheggi green. Abbiamo utilizzato questo tempo per riprogettare, altrimenti tra tre-cinque anni il prezzo lo avrebbero pagato i nostri figli. Vogliamo essere eccellenza europea”.
Avete la possibilità di intervenire sulle compagnie per calmierare i prezzi anche agendo sulle tasse aeroportuali?
“Abbiamo fatto un accordo per il prossimo triennio con le compagnie aeree sulle tasse aeroportuali, escludendo aumenti importanti negli anni a venire a vantaggio dell’utenza e del consumatore finale”.
L’aeroporto di Catania ha chiuso il 2020 con un calo di passeggeri di circa il 64%. Un crollo causato dalla pandemia e dalle misure per contenere la diffusione del virus prese dai Governi nel corso di questo complicatissimo anno. Secondo i numeri elaborati dall’Ufficio dati di Sac, nel corso dei dodici mesi del 2020 i passeggeri in transito nello scalo etneo sono stati 3.654.457 contro i 10.223.113 dell’anno precedente (-64,25%).
Nel dettaglio, i passeggeri nazionali sono stati 2.686.189, contro i 6.436.828 del 2019 (-58,2%): di questi, 1.346.108 in partenza e 1.340.081 in arrivo. Relativamente al comparto internazionale, quello maggiormente colpito dalla crisi sanitaria, nel 2020 sono stati 968.268 i passeggeri complessivi contro i 3.786.285 del 2019 (-74,4%): 483.464 in partenza e 484.804 in arrivo.
“Il 2020 era partito benissimo – dichiara al QdS l’amministratore delegato di Sac, Nico Torrisi – e registravamo nei mesi di gennaio e febbraio un trend di crescita superiore al passato. Erano arrivati importanti investitori che hanno permesso di abbattere le tariffe. Con la pandemia si è fermato tutto. Dobbiamo guardare a quello che è il mercato e l’aeroporto di Catania, che partiva sesto, l’anno della pandemia è diventato quarto. Questo significa che comunque ha retto meglio l’urto di quanto non sia successo su scala nazionale. Sono arrivate nuove compagnie aeree e attivati nuovi collegamenti. Di una cosa sono certo: noi ripartiremo molto più velocemente degli altri non appena avremo la possibilità di farlo. Il mercato è pronto”.
“Confidando nel rallentamento della diffusione del virus – aggiunge Torrisi – e nell’efficacia della campagna vaccinale, ci auguriamo che, in un futuro non troppo lontano, l’Ue e le compagnie aeree provvedano a elaborare strategie e misure per consentire la ripresa dei voli e dei viaggi”.
La Sac ha comunicato che nella settimana delle festività pasquali, ed esattamente da giovedì 1 a martedì 6 aprile 2021, i passeggeri che sono transitati attraverso lo scalo catanese sono stati circa 66.220, 34.185 in arrivo e 32.035 in partenza. Impossibile il confronto con il 2020: in pieno lockdown, il periodo delle festività pasquali dello scorso anno aveva fatto registrare appena 19 voli nazionali – contro i 269 del 2021 – e non aveva visto operare alcun volo internazionale. Il calo della Pasqua 2021 rispetto all’ultimo anno pre-pandemia è del 55% per quanto riguarda il comparto nazionale e del 92% per quello internazionale.
Infine, sul fronte delle tariffe e sulle possibili riduzioni di prezzo in favore dei passeggeri Torrisi non lascia spazio a fraintendimenti: “Chiunque fa attività di impresa sa che l’unica legge che regola i prezzi è il mercato. Quello su cui abbiamo lavorato tantissimo è stato aumentare l’offerta, che si traduce in un aumento della concorrenza con più compagnie aeree. Questa è una cosa su cui continueremo a lavorare tanto: aumentare l’offerta anche dal punto di vista qualitativo”.
I danni causati dalla pandemia di Covid-19 sono stati evidenti anche per l’aeroporto di Trapani-Birgi: il traffico passeggeri si è ridotto da 411.000 nel 2019 a 185.000 nel 2020 con una diminuzione dei voli del 54%. In questo momento, lo scalo è operativo in continuità territoriale con Pantelleria con due voli quotidiani, collegato con Trieste, Parma, Ancona, Perugia e Brindisi con due frequenze settimanali e a Napoli con una. È attiva, inoltre, la tratta con Roma e Bologna con due voli settimanali di linea.
La Regione siciliana, in quanto azionista di maggioranza dello scalo, con Legge regionale n.14/2019 ha messo a disposizione 9,4 milioni di euro, come misura di incentivazione allo sviluppo di nuovi collegamenti a fini di incremento turistico. Durante questo periodo Airgest è stata ricapitalizzata dalla Regione in base a un piano di risanamento e rilancio elaborato prima della pandemia e ciò ha consentito di mantenere la gestione dello scalo e delle varie certificazioni. La società di gestione dell’aeroporto Vincenzo Florio, a parte il ricorso alla Cassa integrazione in deroga per il Covid-19, non ha beneficiato di alcuna misura dedicata specificamente al sostegno per le disastrose conseguenze economiche dell’emergenza epidemiologica in corso.
Sulle strategie per il rilancio risponde il presidente di Airgest, Salvatore Ombra: “A farci comunque ben sperare in una felice ripresa è il panel dei voli per la stagione Summer 2021 che definiamo strepitoso, un vero buon inizio per il clamoroso rilancio del nostro scalo. Le destinazioni sono 34 in tutto: undici con la compagnia aerea irlandese Ryanair, otto con il vettore greco Lumiwings, un volo ciascuno per le compagnie Blue Air, verso Torino, FlyDat per Pantelleria e Corendon verso Amsterdam. L’ultima in ordine di tempo è la tratta per Olbia, coperta anch’essa dalla compagnia Lumiwings: è nata dall’ascolto dei tanti utenti che la chiedevano a gran voce e siamo felici di averla resa possibile”.
Per quanto riguarda i sostegni dal Governo nazionale, Ombra prosegue sottolineando come “a fronte della perdita di milioni di fatturato, a oggi abbiamo ricevuto poche migliaia di euro di ristori. Attendiamo le linee attuative della misura all’art 1, comma 715 e seguenti della legge 178 (legge di Bilancio 2021), che ha istituito un fondo di 500 milioni per ristorare gli scali nazionali, anche se l’accesso a tali fondi sembra difficoltoso proceduralmente e comunque limitato, in quanto i danni subiti complessivamente dagli aeroporti nel loro insieme ammontano a diversi miliardi di euro”.
Sul tema delle tasse aeroportuali il presidente di Airgest incalza: “Ciò che chiediamo ormai da tempo, anche già dal precedente Governo, è l’abolizione della cosiddetta ‘Addizionale comunale’, ex legge 350/03, quale importante misura di stimolo del traffico aereo che renderebbe gli scali minori competitivi producendo per lo Stato molte più entrate di quelle che perderebbe in un primo momento”.