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Trapani, arrestata la mamma-bambina, parla il Vescovo

redazione web

Trapani, arrestata la mamma-bambina, parla il Vescovo

sabato 07 Novembre 2020

Il dramma di una ragazza di 17 anni che ha gettato dalla finestra il figlio, partorito di nascosto, e trovato nel cortile con il cranio sfondato. Il presule, "giovani donne, non abbiate paura". Al vaglio la posizione della famiglia e della colf

Dopo un lungo interrogatorio, spesso interrotto da crisi di pianto, è stata arrestata con l’accusa di omicidio volontario la ragazza di 17 anni che a Trapani ha lanciato dalla finestra della sua abitazione il bambino che aveva appena partorito. La minorenne, figlia di un tutore dell’ordine e di una casalinga, si trova ancora ricoverata nel reparto di ginecologia dell’ospedale Sant’Antonino abate di Trapani.

La Polizia sta valutando anche le posizioni della famiglia e in particolare della madre della ragazza e della collaboratrice domestica, che si trovavano in casa al momento dei fatti.

Le due donne hanno sostenuto di non essersi accorte del parto e della soppressione del neonato.

Molte cose, tuttavia, non quadrano nella ricostruzione, ancora approssimativa, di ciò che è veramente accaduto al quinto pianto di un palazzo di via Francesco De Stefano, un quartiere residenziale della periferia di Trapani: grandi spazi, palazzine ordinate, un ambiente nel quale vivono molte famiglie della piccola borghesia.

Secondo gli investigatori la ragazza ha partorito il bambino nel bagno di casa. Poi, sopraffatta dalla disperazione, lo ha lanciato nel vuoto dalla finestra della sua camera.

Il racconto tra le crisi di pianto

La mamma-bambina, una studentessa, tra una crisi e l’altra ha raccontato che in questi mesi ha nascosto la gravidanza, grazie anche a una struttura fisica robusta, e che la maternità sarebbe il frutto di una storia con un ragazzo. Storie normali di adolescenti normali. Dopo nove mesi di ansie e turbamenti, è arrivato il momento del parto.
La ragazza ha detto che, avvertendo le doglie, si è chiusa in bagno. E da sola avrebbe partorito. Qualcosa, nel silenzio di un dramma vissuto il solitudine, sarebbe però trapelato se a un certo punto la colf avrebbe bussato per chiedere: “Tutto bene?”.
Avuta la conferma che non c’erano problemi, si è dedicata ad altro. Anche la madre non avrebbe avuto alcun sospetto.

Una volta partorito, però, la giovane è uscita dal bagno e si è chiusa in camera. Attraversando l’appartamento ha lasciato sul pavimento una striscia di sangue.

Tracce ematiche sono state trovate anche sul parapetto della finestra dalla quale è stato gettato il bambino appena nato: un volo di almeno quindici metri.

Risalire alla madre, dopo l’allarme lanciato dall’uomo che ha scoperto il macabro fagotto, non è stato difficile.

La ragazza era sconvolta ed è stata accompagnata dalla polizia nel reparto di ginecologia dell’ospedale Sant’Antonino abbate di Trapani.

Il sostegno e l’assistenza di una psicologa l’hanno aiutata a ricostruire, per sommi capi, una storia che ha ancora molte zone d’ombra e tanti misteri.

Il Vescovo, giovani donne non abbiate paura

Il caso presenta tante analogie con quello del neonato ritrovato l’altra sera tra i cassonetti della spazzatura a Ragusa. Magari dietro quella storia c’è anche la disperazione di una ragazza madre.
Ma gli esiti sono stati ben diversi.

“Con Madre Teresa vorrei gridare a tutte le giovani che si trovassero in questa tremenda solitudine di non avere paura di chiedere aiuto a Dio e al vescovo: portate a me il frutto del vostro grembo, il Signore mi aiuterà a farlo fiorire”, ha detto, commentando la vicenda, il vescovo di Trapani Pietro Maria Fragnelli, presidente della Commissione episcopale Famiglie, giovani e vita della Conferenza Episcopale italiana.

“Avvertiamo – ha aggiunto – l’orrore del volto di questo bambino: non lo vogliamo vedere. Avvertiamo la distanza dal volto della sua giovane madre: non fidiamoci o affidiamoci alla sua immagine social. Avvertiamo il bisogno di guardare nell’intimo il mistero del bambino e il mistero della madre: il grembo della madre ha espulso il bambino e il grembo della società, nelle sue diverse articolazioni, era chiuso, non pronto ad accoglierlo ma sempre a giudicare. Nella nostra impotenza cerchiamo il grembo del vangelo che è misericordia e speranza: di maternità redenta e di società accogliente”.

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