Trapani

Trapani, futuro incerto per il Villino Nasi

TRAPANI – Il Villino Nasi, anche Casina Nasi, è nei guai. Non soltanto perché al centro di uno scontro istituzionale senza precedenti tra il Commissario del Libero Consorzio Comunale Raimondo Cerami – il sito è dell’ex Provincia – ed il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida.

Con il primo che ha deciso di affidarlo in gestione e con l’altro che chiedeva una corsia preferenziale per il suo utilizzo e si è invece ritrovato a competere con tre privati e soprattutto s’è ritrovato con una secca bocciatura del suo progetto. Stessa fine anche per le altre proposte.

Il Villino è nei guai perché finisce per essere l’anello debole di un virtuale quadrilatero della cultura e dei beni culturali che deve però fare i conti con la burocrazia e la carta bollata. A pochi metri in linea d’area c’è la Colombaia, con la Regione che sta pensando in grande: polo museale nella parte storica ed attività turistiche in quella più profana. Poi il Lazzaretto del Comune, parzialmente utilizzato dalla Lega Navale.

L’ex sindaco Vito Damiano – a conferma della mancanza di una strategia unitaria e di un progetto culturale – voleva venderlo. Ma non ha trovato acquirenti. Poco distante Torre di Ligny, pure del Comune, che sta meglio di tutti gli altri siti, perché ha sempre potuto esprimere le sue potenzialità museali.

Il Villino – che si poggia su uno scoglio, e che ricorda la gratitudine della città nei confronti del suo politico più importante, Nunzio Nasi, più volte Ministro del Regno, finito in disgrazia per vicende politico-giudiziarie e rifugiatosi in questo buen retiro offerto dai suoi concittadini -, è sempre stato un cruccio della politica. La casa del custode ha avuto alterne fortune. Affidata a privati che l’hanno utilizzata e la utilizzano come punto di ristoro. L’edificio storico ha invece sempre messo in crisi i programmi, più o meno concreti, di un suo recupero e fruizione.

L’ultimo assessore, prima del commissariamento delle Province, che ha cercato di trovare una soluzione, l’assessore Livio Daidone, nei primi anni del 2000, s’è fermato di fronte al muro insormontabile dell’assenza di un custode per poterlo almeno tenere aperto. Le risorse per la manutenzione – che non c’erano – fecero il resto per impedire la svolta. Il Commissario Cerami ha deciso di riprovarci e di non demordere dal suo proposito di affidarlo in gestione indiretta. Ma continua a porre il problema della chiarezza delle idee e del progetto da parte di chi è interessato a rivitalizzarlo, salvandolo dal rischio di un progressivo degrado. Con o senza polemiche con il sindaco Tranchida che ha intanto chiesto l’accesso agli atti dopo la bocciatura.