Turismo, al mare con il QdS. Cronaca di una giornata alla Playa - QdS

Turismo, al mare con il QdS. Cronaca di una giornata alla Playa

Dario Raffaele

Turismo, al mare con il QdS. Cronaca di una giornata alla Playa

lunedì 24 Agosto 2020

Catania, con il suo mare, con le sue bellezze naturali e architettoniche, il suo vulcano, dovrebbe essere la capitale del turismo balneare del Sud

Oggi il QdS vi porta al mare. Scooter (anti traffico) e ombrellino al seguito ci dirigiamo alla playa di Catania.

Per fortuna non c’è traffico in strada e in pochi minuti dal centro siamo già al lungomare Kennedy. Lungomare. Una parola grossa, considerando che il mare è invisibile, coperto da muri, capannoni, stabilimenti balneari “muraglia”, chilometri di automobili parcheggiate lungo la strada, anche laddove sono presenti divieti di fermata, creando pericolo per automobilisti e pedoni che vogliono raggiungere l’agognato mare. Il tutto sotto lo sguardo vigile (di vigile, oggi, notiamo solo quello) di decine di posteggiatori abusivi.

Proseguiamo fino a quella che è una delle pochissime zone franche in più di dieci chilometri di costa: la spiaggia libera n. 2 (del Comune di Catania). La prima cosa da fare è cercare parcheggio. Appurato che non esiste un parcheggio comunale riservato e custodito, lasciamo il nostro scooter quasi davanti all’ingresso della spiaggia, in mezzo ad altri due scooter, tanta spazzatura e uno zaino abbandonato (rubato??) poco rassicurante.

Tant’e, non ci sono alternative. All’ingresso un ragazzo ci fa firmare la normativa anti covid in cui dichiariamo la nostra “estraneità” al virus. La spiaggia è grande, chiediamo dove è possibile piazzare il nostro ombrellone e ci vengono indicati dei paletti (a distanza di sicurezza) che ci indicano dove stazionare.

Fortunatamente ne troviamo uno in terza fila. In spiaggia è possibile anche noleggiare dei lettini a 4 euro (ma solo se non abbiamo ombrellone) e con questi possiamo spostarci anche in riva al mare. Piacevole opportunità, ma in quanto dotati di ombrellone (ino) siamo costretti a farne a meno. Ci sdraieremo sulla soffice sabbia della spiaggia. Qui troviamo degli spogliatoi (dignitosi), delle docce (appena dignitose), un bar e un servizio di salvataggio con torretta di avvistamento e scialuppa. I bagnini sono due. Basteranno per controllare tutta la spiaggia? Il dubbio ci assale e quando andiamo a fare il bagno preferiamo chiedere a un vicino di ombrellone di guardarci la nostra borsa.

In definitiva una esperienza soddisfacente per un cittadino
che voglia godersi il mare risparmiando, ma assolutamente insufficiente per un
turista. Catania nonostante il suo litorale (11 km contro 4 di Barcellona in
Spagna) non è vista dal turista come località di mare. E a ragione. Il mare è
invisibile, negato o a pagamento, impossibile passeggiare in un lungomare vero,
inesistenti negozi, botteghe, chioschi, ristoranti, lunghe code per arrivare,
parcheggi inesistenti o abusivi. Catania ha tutto per essere come e più di
Barcellona, Málaga, San Sebastián, Tenerife, Gran Canaria, se solo uscissimo
dal provincialismo in cui siamo rinchiusi da decenni, ostaggio della malavita o
dalla cultura del favore.

Catania, con il suo mare, con le sue bellezze naturali e architettoniche, il suo vulcano che domina la spiaggia, potrebbe e dovrebbe essere la capitale del turismo balneare del Sud Italia.

Ma oggi, ci accontentiamo della spiaggia libera n. 2. Chissà per quanto tempo ancora.

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