In esclusiva per il Quotidiano di Sicilia, è intervenuta Rossana Berardi, presidente di Woman For Oncology, che ha spiegato, tra le altre cose, il role model e le sue funzionalità
Il dibattito sulle pari opportunità continua, purtroppo, a girare a vuoto. Tante parole, pochi fatti. Non a caso, l’Italia si posiziona al 63° posto nel mondo e al 19° tra le 22 nazioni dell’Europa occidentale sulla strada verso la parità di genere.
Ci siamo spesso interrogati sulla possibilità di un superamento del gender gap grazie alle ingenti risorse messe a disposizione dal Pnrr ma ai buoni propositi si contrappone sempre la dura verità: i soldi da soli non potranno mai colmare un gap che è principalmente culturale e la Costituzione italiana e le leggi, pur essendo la nostra bussola per affrontare i problemi di oggi e di domani, hanno sancito principi di uguaglianza che purtroppo sono rimasti sulla carta.
La strada da imboccare è un’altra e dobbiamo fare in fretta: occorre mobilitare le energie femminili per aiutare le donne a raggiungere il loro pieno potenziale di vita.
Più dei soldi, più delle leggi inapplicate e dei teoremi su quote rosa e sulle clausole nei bandi pubblici per favorire la partecipazione delle donne al mondo del lavoro, la strada giusta potrebbe essere rappresentata dagli esempi virtuosi di empowerment femminile.
Stiamo parlando del role model: un esempio di vita o di lavoro che viene individuato come punto di riferimento e orienta le scelte individuali.
Vissuta tra il 1867 e il 1934, ad esempio, Marie Curie è considerata la prima scienziata donna della storia… CONTINUA LA LETTURA. QUESTO CONTENUTO È RISERVATO AGLI ABBONATI