Spesso criticata, negli anni, per la scarsa produttività, l’Assemblea regionale siciliana, nell’avvio di questa legislatura, potrebbe avere battuto ogni record di immobilismo.
Da mesi si moltiplicano le critiche, da parte dei deputati siciliani all’opposizione, nei confronti delle assenze del Governo a Sala d’Ercole, l’aula del parlamento siciliano. Mancanze che, secondo molti parlamentari, non solo sarebbero un segno di poco rispetto per l’istituzione che l’Assemblea rappresenta, ma avrebbero anche come conseguenza quella di non consentire al parlamento regionale di fare il proprio lavoro: legiferare.
Questo nonostante le parole che il presidente della Regione, Renato Schifani, ha pronunciato in Aula il giorno del suo insediamento: “Questo sarà un Governo – aveva detto nel corso del suo discorso – con grande attenzione al Parlamento. La mia è la storia di un uomo che è cresciuto nel Parlamento, riuscendo anche a raggiungere la carica di seconda carica dello Stato, e ha creduto sempre in quello che è il confronto parlamentare. Questo presidente della Regione onorerà l’Aula, sarà presente tutte le volte in cui sarà necessario, perché mi sento un “parlamentarista convinto”, perché la mia vita politica si è determinata all’interno dell’Aula del Senato”.
Promessa che, ad oggi, si può definire disattesa. E’ vero, infatti, che il Governo regionale è stato spesso tristemente assente nei giorni in cui l’Aula era convocata. Prendiamo, ad esempio, le sedute convocate per discutere interrogazioni e interpellanze dei deputati regionali al presidente Schifani e ai suoi assessori: costrette, più di una volta, ad essere chiuse e rimandate a causa dell’assenza di rappresentanti della giunta. Oppure, come il caso recente della difficoltà dell’assessore alla Salute, Giovanna Volo, di rispondere in Aula con cognizione di causa alle questioni poste dai deputati sulla Sanità siciliana.
L’Ars, da quando si è insediata la diciottesima legislatura, ha lavorato poco e niente. In media, l’Aula si è riunita una volta e mezzo a settimana: 6 sedute a dicembre, 5 a gennaio, 4 a febbraio. Che è stato, quest’ultimo, il mese dell’approvazione del Bilancio, e che per questo ha fatto registrare il maggior numero di ore passate in Aula dai deputati, che tra il 7 e il 10 febbraio hanno fatto praticamente una “no-stop” per discutere la legge di Stabilità regionale, approvata poi il 28 febbraio in una seduta durata 8 ore.
Un caso isolato. Perché poi, marzo e aprile, sono stati nefasti per la produttività di Sala d’Ercole: a marzo, infatti, ci sono state 6 sedute d’aula in un mese, molte di solo un’ora di durata, per un totale di 9 ore e 15 minuti passati tra i banchi parlamentari.
E ad aprile è andata anche peggio. nei sei giorni diversi in cui l’Aula è stata convocata, infatti, i deputati hanno passato a Sala d’Ercole solo 8 ore in totale, in un mese, con la seduta record per brevità, quella del 5 aprile, in cui andava discusso il disegno di legge sulla tassa automobilistica. Il presidente dell’Assemblea Gaetano Galvagno aveva detto: “Ieri abbiamo rinviato la seduta ad oggi perché non c’erano le condizioni per portare avanti il disegno di legge. Secondo me, anche oggi pomeriggio non ci sono le condizioni per trattare gli emendamenti. Tra l’altro, manca pure l’Assessore Falcone, anche se è presente l’Assessore Messina”. E così, seduta chiusa dopo appena 7 minuti.
Essendo appena iniziato, non consideriamo ancora maggio, mese in cui la prima seduta d’Aula è convocata per domani.
Quello di contare le ore e i minuti di sedute a Palazzo dei Normanni per calcolare la produttività dei deputati è, però, un metodo vecchio e molto contestato dai parlamentari, secondo i quali il lavoro parlamentare non si espleta solo tra i banchi dell’aula, ma nei territori di appartenenza, nelle commissioni, dove si preparano i disegni di legge.
Tutto vero, ma poiché le ore passate nelle segreterie politiche non possiamo quantificarli, non ci resta che analizzare il lavoro nelle commissioni parlamentari, organi, per certi versi, persino più importanti dell’Aula, in quanto è lì che i disegni di legge vengono presentati, esaminati, modificati, votati, e poi preparati per essere discussi in aula una volta approvati.
Dall’inizio di questa legislatura i parlamentari siciliani hanno scritto e presentato 392 disegni di legge (ddl). Una bella cifra considerando i 5 mesi da quando l’Ars si è insediata. Solo negli ultimi 3 mesi, i ddl presentati sono stati 110, che riguardano per la maggior parte le attività produttive (11), gli enti locali (12), la Sanità (21). Meno sono quelli sull’occupazione e il lavoro (4), turismo (5), le politiche giovanili (1) e i trasporti (1).
Solo per citarne alcuni, tra questi c’è un disegno di legge sul divieto del monouso non biodegradabile, sulla pianificazione della pesca e dell’acquacoltura regionale, una norma in materia di contrasto degli incendi boschivi, provvedimenti contro il contrasto dello spopolamento siciliano, disposizioni in materia di Interruzione volontaria di gravidanza, la riforma del trasporto pubblico locale, le norme per la valorizzazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata ed il rilancio economico delle aziende confiscate, la promozione e il alle comunità energetiche, la tutela e valorizzazione per il pieno impiego della rete ferroviaria regionale, l’agricoltura sociale, le norme a contrasto del lavoro irregolare, il testo unico delle attività produttive.
Peccato che, di questi quasi 400 disegni di legge, solo 9 siano stati approvati nelle commissioni competenti e quindi mandati in aula per la discussione parlamentare. Non proprio un esempio di duro lavoro fatto dalle commissioni. E questi 9 sono quasi tutti su Bilancio e contabilità regionale, uno sulle elezioni, uno sugli enti locali, due su personale ospedaliero e sanità. Come mai così pochi? Abbiamo chiesto a qualche parlamentare che ha risposto che il lavoro delle Commissioni è “quasi del tutto fermo”, con riunioni che procedono al ritmo di “una, massimo due a settimana”.
Le leggi approvate dall’Ars, invece, si contano sulle dita di una mano: sono solo 3, e sono i documenti finanziari della Regione (che per giunta sono obbligatori).
Le interrogazioni presentate dai singoli deputati di maggioranza e opposizione, invece, sono 304, anche se non c’è modo di sapere con precisione a quante di queste il governo abbia risposto.
Qualcuno ipotizza, infatti, che dietro a questo immobilismo ci sia la volontà della maggioranza di bloccare l’azione dell’Assemblea. Una strategia politica volta a dare più forza direttamente al Governo che, se l’Ars è ferma, può “prendere il sopravvento” sull’azione legislativa. Che questo sia vero o meno, sono i deputati che dovrebbero esercitare il loro potere spingendo perché le leggi vengano esaminate nelle commissioni.
E infatti, il vicepresidente dell’Ars Nuccio di Paola (M5S), che di sedute aperte e chiuse nel giro di qualche minuto ne ha presiedute tante, dice al Qds.it: “E’ sotto gli occhi di tutti che il governo tenda a bloccare l’azione dell’Ars, ma sono sicuro che i gruppi parlamentari e i deputati porteranno avanti con forza gli interessi dei cittadini. Auspico che prima possibile le commissioni possano esitare i disegni di legge da mandare in Aula, tenendo presente che l’obiettivo deve essere puntare sulla qualità delle leggi e non sulla quantità”.