Università, Bianco indagato, "Mio comportamento legittimo" - QdS

Università, Bianco indagato, “Mio comportamento legittimo”

redazione

Università, Bianco indagato, “Mio comportamento legittimo”

martedì 16 Luglio 2019

L'ex sindaco accusato di aver aiutato l'assessore Licandro, docente di chiara fama, a ottenere una cattedra a Catania. Notificati dalla Digos altri dodici provvedimenti. I NOMI DEI NUOVI DOCENTI INDAGATI

“Mi fa piacere che la magistratura catanese abbia deciso di prolungare le indagini su una vicenda del Dipartimento di Scienze umanistiche. Sono sicuro che al termine di questo approfondimento sarà dimostrata la piena legittimità del mio comportamento”.

Lo afferma in una nota l’ex sindaco di Catania Enzo Bianco dopo che oggi il quotidiano catanese La Sicilia ha riportato la notizia che l’ex sindaco avrebbe avuto notificato dalla Digos un avviso di conclusione delle indagini per un nuovo troncone dell’inchiesta “Università Bandita”.

Secondo quanto viene scritto, Bianco sarebbe accusato di aver aiutato Orazio Licandro, suo assessore che insegnava a Catanzaro, a ottenere una cattedra a Catania.

Bianco “Piena fiducia nelle indagini”

“Si sta parlando – ha sottolineato l’ex sindaco nella nota- di un Professore di Storia del Diritto Romano, già Ordinario da molti anni, con una serie di pubblicazioni riconosciute a livello internazionale e di una procedura che a me pare pienamente legittima, rispetto alla quale non ho ovviamente alcuna competenza. Ho piena fiducia che approfondite indagini confermeranno quanto ho affermato”.

I nomi dei nuovi docenti indagati

Insieme ai provvedimenti per Bianco e Licandro, ne sono stati notificati altri dodici a Valerio Pirronello, direttore in pensione del Dipartimento di Fisica e Astronomia, Luigi Caranti, ordinario di Filosofia politica, Caterina Cirelli, ordinario di Geografia economico politica, Rosa Alba Miraglia, ordinario di economia aziendale, Marina Paino, direttore del Disum, Giovanni Pennisi, ordinario di Scienze mediche, Santo Burgio, associato di storia della filosofia, Margherita Ferrante, associato di Igiene generale e applicata, Venera Ferrito, associato del Dipartimento di Scienze biologiche, Gianpietro Giusso del Galdo, associato del Dipartimento di Botanica, Giuseppe Musumeci, associato di Anatomia, Salvatore Torre, associato di Geografia.

Tutti sarebbero accusati di associazione per delinquere, corruzione e turbata libertà degli incanti.

Gli ispettori di Conte nell’ateneo catanese

Proprio ieri il premier Giuseppe Conte aveva incontrato una delegazione di parlamentari di maggioranza eletti nella circoscrizione etnea tra cui Simona Suriano del M5s.

Quest’ultima, che aveva denunciato in passato la vicenda Licandro, in una nota ha affermato “abbiamo condiviso la necessità dell’invio degli ispettori ministeriali per fare chiarezza dentro l’ateneo” perché “appare quantomeno strana la fretta con cui sono state indette le elezioni per il nuovo rettore”.

La stessa riflessione era stata fatta ieri dal segretario provinciale del Pd Enzo Napoli.

L’inchiesta del 28 giugno scorso

Il 28 giugno scorso un’inchiesta della Digos della Questura di Catania coordinata dalla Procura sfociò nella sospensione da parte del gip – che non accolse la richiesta di arresto dei pm – del Rettore, Francesco Basile, e di altri nove professori con posizioni apicali all’interno dei Dipartimenti dell’Ateneo, tutti indagati per associazione per delinquere, corruzione e turbativa d’asta.

L’operazione fu denominata “Università bandita” e suscitò clamore in tutt’Italia perché nel fascicolo furono iscritti complessivamente 66 indagati: 40 professori dell’Università di Catania e 20 degli atenei di Bologna, Cagliari, Catanzaro, Chieti-Pescara, Firenze, Messina, Milano, Napoli, Padova, Roma, Trieste, Venezia e Verona.

Indagate anche altre sei persone a vario titolo collegate con l’Università.

Non solo 27 i concorsi sotto esame

Per gli inquirenti sarebbero stati 27 i concorsi truccati ma si indagava anche su altre 97 procedure sospette.

L’inchiesta svelò quella che, secondo la Procura, sarebbe stata un’associazione a delinquere con a capo il rettore dell’Università di Catania Francesco Basile e di cui sarebbe stato promotore il suo predecessore, Giacomo Pignataro, finalizzata a commettere reati per alterare il naturale esito dei bandi di concorso per il conferimento di assegni, borse di studio e dottorati di ricerca, per l’assunzione del personale tecnico-amministrativo, per la composizione degli organi statutari dell’Ateneo, per l’assunzione e la progressione in carriera dei docenti.

Le regole del codice sommerso prevedevano anche sanzioni: ritardi nella progressione in carriera o esclusioni da ogni valutazione oggettiva del proprio curriculum scientifico.

Il sistema, secondo gli investigatori, non sarebbe riferito solamente all’Università etnea ma sarebbe esteso ad altri Atenei italiani.

In tutti i concorsi, secondo gli accertamenti della Digos, il bando sarebbe stato costruito ad hoc attorno al vincitore, le pubblicazioni sarebbero stata stabilite in base a quelle che lui aveva e l’ordine di chiamata sarebbe stato deciso in base alla possibilità di avere una persona invece che un’altra.

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