Sanità

Variante Delta, J&J per migranti e “invisibili”

Nuove strategie per raggiungere fasce di persone difficilmente rintracciabili attraverso le piattaforme sanitarie, affinché sia garantita la massima copertura vaccinale.

Nella corsa contro la diffusione della variante Delta, il ministero della Salute gioca la carta del vaccino monodose di Johnson & Johnson per riuscire a immunizzare in tempi rapidi ed efficaci, anche tra gli under 60, migranti stagionali e in generale “popolazioni non stanziali o caratterizzate da elevata mobilità lavorativa”.

Persone, insomma, che sarebbero più difficili da identificare a livello sanitario e rintracciare nel caso di una seconda dose.

Obiettivi fissati in una circolare del ministero, che mette nero su bianco quanto annunciato dal premier Mario Draghi dopo il parere fornito dal Comitato Tecnico Scientifico sulla somministrazione eterologa.

J&J agli “invisibili”

Il vaccino della Janssen, in generale resta raccomandato “per soggetti di età superiore ai 60 anni”. Ma il monodose potrebbe anche essere un efficace supporto per garantire l’immunizzazione completa ai cosiddetti gruppi “hard to reach”, difficili da raggiungere.

Alcuni di questi involontariamente sfuggono ai database perché “invisibili” alle strutture regionali: si tratta di mezzo milione di persone, alcune senza fissa dimora, che si spostano per il Paese.

Altri, invece, sono stanziali, le strutture assistenziali sanno chi sono e quindi per loro valgono le regole ordinarie.

Altri ancora abitano semplicemente in luoghi impervi come montagne o isole con servizi scarsi: per loro sono attive in undici regioni già una cinquantina di task force della Difesa.

Il nodo Astrazeneca

Riferendosi alle persone che hanno meno di sessant’anni e hanno fatto la prima dose con Astrazeneca, il documento spiega che – anche se l’indicazione prioritaria resta comunque la seconda dose con un vaccino a mRna – chi vuole può fare il richiamo con Astrazeneca dopo aver firmato un consenso informato.

Due opzioni possibili e massima flessibilità, dunque, purché non ci si fermi soltanto al primo shot, vanificando così la vaccinazione.
Anzi.

“I rischi connessi alla parziale protezione possono assumere ulteriore pericolosità in contesti epidemiologici caratterizzati da elevata circolazione di varianti quali la variante Delta” – ha spiegato il Comitato tecnico scientifico nel verbale in cui ha fornito il proprio parere sulla questione. E questo perché “sulla base delle evidenze disponibili, la protezione conferita da una singola dose di Vaxzevria è parziale, venendo assai significativamente incrementata dalla somministrazione di una seconda dose (booster)”.

Governatori allineati

Anche i presidenti delle Regioni italiane hanno recepito le indicazioni: “Si sono allineati: la gestione commissariale del generale Figliuolo sta dando indicazioni precise, siamo assolutamente fiduciosi”, ha assicurato il ministro per gli Affari Regionali, Mariastella Gelmini.

Se da una parte si spera di aver fugato i dubbi di quel 10% di under 60 che nutriva perplessità sul mix di dosi, spuntano ora le richieste di quegli ultrasessantenni che hanno ricevuto la prima con Astrazeneca e adesso chiedono di poter avere il richiamo con Pfizer.

In quest’ultimo caso però – fanno sapere dal Ministero – sarà necessario avere il consenso del proprio medico, per verificare i presupposti dell’effettiva necessità del secondo shot con il siero mRna.

Le campagne vaccinali nelle aziende

Corre intanto la campagna vaccinale nelle grandi aziende.

A parlare di “buona adesione” per i propri dipendenti è la Tod’s, dove nel quartier generale di Casette d’Ete, nelle Marche, il personale si è sottoposto alle inoculazioni in una sorta di open day organizzato sul posto di lavoro in un punto vaccinale allestito nella mensa.