Lo dice il professore Antonio Cascio, direttore dell'unità di malattie infettive del Policlinico "Paolo Giaccone" di Palermo, commentando l'ipotesi che collegherebbe il picco di contagi in Sicilia a una possibile variante
“Potrebbe ipotizzarsi una mutazione del virus, ma ad oggi non ci sono conferme scientifiche che in Sicilia circoli una nuova variante virale, il tutto dovrebbe essere suffragato dalle analisi della sequenza genetica del Rna virale”.
Lo dice il professore Antonio Cascio, direttore dell’unità di malattie infettive del Policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo, commentando l’ipotesi che collegherebbe il picco di contagi in Sicilia a una possibile variante.
“Le mutazioni ci sono sempre state e continueranno sempre ad esserci e grazie alle mutazioni si è avuta l’evoluzione di tutte le specie compresa quella umana – spiega Cascio -. Più i microrganismi sono semplici più è facile che si possano verificare mutazioni. I virus con acido nucleico Rna mutano più velocemente degli altri. Il Sars-CoV-2 tende a mutare meno frequentemente rispetto agli altri virus ad Rna, ma muta con una velocità stimata di due mutazioni al mese”.
“Non sempre le mutazioni risultano vantaggiose per il virus e non necessariamente le mutazioni rendono il virus più contagioso o più aggressivo”, sottolinea il professore Cascio.
“Di solito tendono a diffondersi maggiormente le varianti che sono più contagiose e meno virulente. È importantissimo continuare ad analizzare frequentemente le sequenze genetiche dei virus circolanti nelle diverse parti del mondo per monitorare l’emergenza di queste varianti che potrebbero diventare meno riconoscibili dai test diagnostici molecolari o antigenici o meno suscettibili agli anticorpi emersi dalla vaccinazione”.
Riferendosi infine alla cosiddetta “variante inglese” Cascio osserva:”Il Regno Unito ha un consorzio consolidato di sequenziamento del genoma SARS-CoV-2 ed è il Paese al mondo dove vengono eseguiti il maggior numero di sequenziamenti virali, per questa ragione è il Paese dove sarà più facile che saranno diagnosticate nuove varianti.
Le istituzioni stiano attente al monitoraggio di queste varianti – sottolinea l’infettivologo – nel frattempo, manteniamo la calma e continuiamo ad indossare la mascherina e mantenere il distanziamento sociale fin quando almeno il 70% della popolazione non sarà vaccinata.
L’imperativo per adesso è cercare di vaccinarci tutti al più presto – conclude Cascio – perché tanto minore è il numero delle persone infette tanto minore sarà la possibilità che nuove varianti potranno emergere”.