ROMA – In Italia si coltivano 1,3 milioni di ettari di frumento duro e la Sicilia rappresenta il 21%, quindi oltre un quinto di tale superficie; a livello nazionale, inoltre, a partire dalla superficie sopra indicata, si producono poco più di quattro milioni di tonnellate di frumento duro, il 18% del quale è ottenuto nella nostra regione.
Lo dicono le elaborazioni di Confagricoltura su dati Ismea 2018. Quelle su dati Istat 2019 sono più o meno analoghe: lo Stivale fa registrare 1.213,4 ettari 265,2 dei quali appartengono alla Sicilia (22%), mentre la produzione totale italiana parla di 4.063,5 tonnellate di cui 796,6 (20%) prodotte nella nostra terra.
Secondo le elaborazioni di Confagricoltura su dati Ismea, inoltre, in Italia operano 125 molini destinati alla trasformazione del frumento duro con una potenzialità produttiva di oltre 20 mila tonnellate / 24 ore e quattro milioni di tonnellate di semola di grano duro ottenuta; in Sicilia si concentra il 16% delle industrie di trasformazione tra frumento tenero e duro e il 6% della produzione di sfarinati. In Italia si trovano 120 pastifici industriali (pasta secca) per una potenzialità produttiva di 160 mila tonnellate/24 h ed una produzione complessiva annua 3,4 milioni di tonnellate di pasta; in Sicilia operano il 13% dei pastifici italiani che producono il 7% della pasta complessiva prodotta in Italia.
Sull’argomento è intervenuto Antonino Pirrè, presidente di Confagricoltura Ragusa. “La Sicilia è, per vocazione storica, il granaio del Mediterraneo. – ha detto – I numeri del grano duro in Sicilia parlano chiaro: il 20% circa della produzione italiana è siciliana. C’è ancora tanto da fare per dare lo slancio che merita questo settore di vitale importanza per l’economia siciliana e italiana, a partire dai prezzi. C’è bisogno di un accordo di filiera, ci stiamo lavorando a livello nazionale con una interlocuzione serrata con il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova. Occorre dare centralità al grano duro siciliano e occorre narrarlo e promuoverlo in quanto icona e sintesi della storia e della vocazione agricola della nostra terra generosa”.
In Italia si è celebrato di recente il “World pasta day”, dedicato ad uno dei prodotti più amati e alimento centrale della dieta mediterranea, riconosciuta dall’Unesco, patrimonio culturale dell’umanità. La produzione industriale di pasta, in Italia, secondo Confagricoltura, supera i 3 milioni di tonnellate di cui oltre il 50% viene collocato sui mercati esteri all’interno dei quali prevalgono i paesi della Ue (65%), mentre la rimanente quota è destinata al consumo interno. Partendo da una offerta interna di oltre 4 milioni di tonnellate di frumento duro, per sopperire alle necessità delle fasi a valle per la produzione di pasta, l’Italia ha dovuto importarne 1,8 milioni di tonnellate.
“Occorre valorizzare maggiormente il grano duro nella filiera – ha ricordato Confagricoltura -. In quest’ottica abbiamo realizzato un patto pluriennale di filiera per promuovere la produzione e la produttività di grano duro italiano adatto alla pastificazione di qualità e per arginare le importazioni dall’estero ancora notevoli”.
Sul tema è da registrare anche il comunicato di Coldiretti secondo cui, “l’Italia è il principale produttore europeo e secondo mondiale di grano duro, destinato alla pasta su una superficie coltivata scesa a 1,2 milioni di ettari concentrati nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano circa il 40% della produzione nazionale”.