Consumo

Vino, il mercato e la prevalenza di quello … da piscina

La tendenza del mercato del vino sembra farsi – o viene indotta a essere – più semplice e light, con una predilizione per le produzioni a bassa gradazione, tipiche di territori del Nord, sempre più spesso rosati, facili da bere e da raccontare.

Cresce insomma il consumo del vino seguito da parole e francesi: easy, delicious, light, de soif. E la tendenza della “critica enologica” è quella di premiare l’estrema semplicità.

Una scelta che, però, penalizza per esempio la Sicilia, patria di vini veri, corposi, autentici.

Ma è il Nord a premiare la “tendenza” del mercato, così il vino da piscina o da occasioni informali viene preferito alle solenni degustazioni guidate da esperti con descrizioni in termini di tannini, antociani, fermentazione malolattica.

Come passare dalla lettura della Divina Commedia a un post di Facebook, insomma.

Una tendenza fotografata per la prima volta dal trio di esperti critici di settore Armando Castagno, Fabio Rizzari e Giampaolo Gravina, autori del libro “Vini da scoprire. La riscossa dei vini leggeri” dove sono stati selezionati circa quaranta bianchi, due dolci e/o liquorosi, tredici rosati e una dozzina di vini rossi “da strabere in quanto sorprendenti”.

Una geografia di produzioni di ogni regione italiana, “poco noti e di fattura artigianale che nell’insieme riscattano la scorrevolezza” sottolineano Castagno, Rizzari, e Gravina.

E’ nato poi Poolwine, progetto editoriale online lanciato da Vincenzo Donatiello, sommelier del ristorante Piazza Duomo ad Alba, tre stelle Michelin guidato da chef Enrico Crippa.

“Sono quei vini da sete, che in Francia definiscono come vins de soif” spiega Donatiello.

Una tendenza che ora trova riscontro anche nei riconoscimenti di concorsi internazionali e nelle guide enologiche.

Nel corso delle recenti degustazioni effettuate a Verona, racconta Daniele Cernilli, curatore della guida essenziale DoctorWine e fondatore della Guida ai vini d’Italia del Gambero Rosso, per la realizzazione di 5Stars- The Book, iniziativa di Stevie Kim con la collaborazione di Vinitaly International e dell’Assoenologi, c’era una definizione particolarmente usata: “deliciuos wine”, il “vino delizioso” e anche “deliciousness”, la “deliziosità”.

Una definizione sintetica a quei vini, non particolarmente complessi, ma che erano molto rappresentativi di una varietà o di una tipologia, poi di facile bevibilità, godibile, immediata, e dal costo non elevato.

“Sono quei vini che non vanno spiegati – sottolinea Cernilli – e come Piero Angela ha la capacità di far comprendere al grande pubblico la scienza, questi calici sanno parlare a tutti, e soprattutto alle nuove generazioni. Vini “deliziosi”, senza pretese, ma che potevano essere alla portata di molte tasche ed erano realizzati molto bene dal punto di vista tecnico. D’estate ovviamente il consumo effettivamente avviene anche in spiaggia o in piscina, dall’aperitivo a cena”.

Vini che però fanno ingrassare anche se la “tendenza” cerca subito di riparare questa falla: la biologa Camilla Rabachino dell’Università del Piemonte Orientale afferma che “pensare alla funzione alimentare del vino in termini puramente dietologi è fuorviante”.