Voto o inciucio con M5s, il Pd si sgretola: crisi di partito dentro la crisi di governo - QdS

Voto o inciucio con M5s, il Pd si sgretola: crisi di partito dentro la crisi di governo

Raffaella Pessina

Voto o inciucio con M5s, il Pd si sgretola: crisi di partito dentro la crisi di governo

martedì 13 Agosto 2019

La proposta di Renzi, governo di garanzia ed elezioni nel 2020, manda i dem in tilt. Zingaretti avverte: “Restiamo uniti o consegneremo il Paese alla destra”

ROMA – Una crisi nella crisi: la crisi del Partito democratico che si consuma di ora in ora all’interno della crisi di governo Lega-M5s. Subito al voto oppure “l’inciucio” con il M5s: questo è il dilemma. Le diverse anime del Pd fanno fatica a mettersi d’accordo, proprio ora che invece il partito avrebbe bisogno di compattezza.

Lorenzo Guerini ritiene che la proposta di Renzi relativa ad un possibile accordo con i grillini non va respinta ma merita riflessione e attenzione: “I nostri militanti – ha detto – ci chiedono di non consegnare l’Italia a Salvini. Confrontiamoci, come ha detto Zingaretti, sul come renderlo possibile”. La proposta di Renzi di un “governo di garanzia che traghetti il Paese alle urne nel 2020” non piace a Paola De Micheli: “È sbagliata nei tempi. Siamo tutti coscienti del pericolo di Salvini ma ho paura che impedire il voto e fare un governo a tempo renda ancora più grave il rischio”. “Altra cosa – prosegue la vicesegretaria dem – sarebbe stato proporre un governo di legislatura, con un processo politico che passasse anche attraverso la piena assunzione di responsabilità del M5S e in particolar modo di Luigi Di Maio”.

Carlo Calenda, europarlamentare Pd è drastico: “La scissione nel Pd già c’è. Ormai è un dato di fatto. Siamo riusciti a far titolare ai giornali ‘crisi del Pd’ invece di ‘crisi di governo’. Il tutto grazie a una proposta surreale – riferendosi all’idea di Renzi di un governo istituzionale per portare i conti italiani in salvo. – Dovremmo votare con M5S un governo istituzionale che dura sei mesi per poi dare a Salvini il 60% e terremotare il Pd… non ne capisco la logica. Calenda afferma quello che tutti ormai hanno capito: Zingaretti dovrebbe organizzare un fronte unitario. Se non lo farà, il Pd scenderà al 15% e poi ci sarà una sinistra frammentata”. “Il Pd è finito, la scissione è un dato di fatto perchè ci sono due Pd: uno ha i gruppi parlamentari e un altro ha il partito”, ha detto l’ex ministro.

Il segretario Pd Nicola Zingaretti, seppure consapevole delle divisioni interne, lancia un appello all’unità, sapendo bene che in questo modo consegnerà l’Italia al centro destra. “Voglio fare un appello all’unità del Pd. Di fronte ai pericoli che ci sono per la democrazia sarebbe sbagliato in questo momento dividersi, perché significherebbe consegnare l’Italia alla destra. Dobbiamo combattere forti e uniti”.

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