Si terrà una nuova udienza davanti alla Corte d’assise di Bergamo anche sulla richiesta degli avvocati di Massimo Bossetti di avere informazioni sullo stato di conservazione dei reperti che i difensori del muratore condannato in via definitiva per l’omicidio di Yara Gambirasio chiedono di poter analizzare.
Lo ha deciso la Cassazione, annullando il provvedimento con il quale il presidente della Corte d’assise orobica, Giovanni Petillo, aveva dichiarato inammissibile l’istanza.
Così come era successo per la questione sollevata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini di poter nuovamente disporre dei reparti in vista di un’eventuale richiesta di revisione della sentenza di condanna all’ergastolo. In quel caso la Suprema Corte aveva deciso che non potesse essere il solo presidente a decidere ma doveva essere l’intera Corte.
La settimana scorsa, si era quindi tenuta a Bergamo un’udienza al termine della quale i giudici si erano riservati di decidere, cosa che non hanno ancora fatto. Per l’avvocato Salvagni, “un’altra volta la Corte di Cassazione stabilisce un principio di diritto: che sia i giudice dell’esecuzione (appunto la Corte d’Assise di Bergamo) a dover dare le risposte alle domande che poniamo. Sono soddisfatto”.
Da tempo la difesa chiede di poter analizzare campioni e reperti e la ripetizione dell’esame del Dna, la cosiddetta ‘Prova regina’ che ha portato alla condanna di Bossetti per l’omicidio della tredicenne.
Nella scorsa udienza si aveva avuto conferma che la traccia 31 G20, trovata sui leggins della ragazza uccisa e che fu stabilito appartenere a Bossetti, è effettivamente esaurita.