Zone franche montane, in Sicilia come la tela di Penelope - QdS

Zone franche montane, in Sicilia come la tela di Penelope

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Zone franche montane, in Sicilia come la tela di Penelope

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venerdì 26 Novembre 2021

Il comitato regionale per l’istituzione delle zone franche montane in Sicilia (sindaci interessati alla norma e associazione zfm Sicilia) continua a scegliere lo strumento della “piazza” per rivendicare il diritto di residenza nelle Terre alte di Sicilia.

«La piazza è rappresentata dagli organi di informazione che hanno contribuito in maniera determinate a mantenere alto il livello di discussione, rispetto alla battaglia di civiltà in atto che sta svilendo e forse debilitando tutti. Un tiro alla fune che negli anni ha impegnato alcuni protagonisti della vicenda a scommettere solo sui dubbi di una norma che cambierà il destino non solo delle Terre alte dell’Isola ma di tutta la Sicilia. Solo all’insegna della slealtà e senza avere il coraggio di bloccare frontalmente il virtuoso iter legislativo». Lo dichiara Vincenzo Lapunzina, presidente dell’associazione zfm Sicilia e coordinatore regionale del comitato promotore.

L’ultima preoccupazione giunge dall’audizione della Commissione Bilancio, in sessione congiunta, di Camera e Senato.
L’assessore regionale all’Economia, il professore Armao ha chiesto di emendare l’articolo 169 della Legge di Stabilità dello Stato, di imminente approvazione e di aggiungere, quindi, ulteriori cento milioni di euro per «avviare le zone franche montane in Sicilia. Sarebbe un segnale forte».

«Il segnale forte dovrebbe darlo il Governo regionale – afferma Lapunzina – accettando la formulazione che gli Uffici della Ragioneria Generale dello Stato hanno delineato, interpretando le aspettative della Commissione Finanze e Tesoro e del rappresentante del Governo delegato a seguire la materia e quindi di destinare i cento milioni già previsti per le zone franche ed utilizzare l’ulteriore richiesta, se accettata, per le altre legittime necessità della nostra regione».

Questo principio è stato espressamente ribadito dal presidente della Commissione Finanze e Tesoro del Senato, Luciano D’Alfonso, in una lettera inviata al presidente della Regione, Nello Musumeci, lo scorso 10 novembre.

«I cento milioni di euro, destinati alla Sicilia, – continua il Coordinatore regionale – sono stati attribuiti “a titolo di concorso alla compensazione degli svantaggi strutturali derivanti dalla condizione di insularità”, sono il frutto di una scelta politica lungimirante fatta da rappresentanti delle Istituzioni che non hanno alcun legame elettorale con la Sicilia e che hanno compreso l’importanza di questa norma di prospettiva. Il Governo regionale guardi alla sostanza e non alla terminologia. In ogni caso sono risorse subordinate alla sottoscrizione dei famigerati Accordi in materia di finanza pubblica tra lo Stato e la Regione».

«Il punto è – conclude Lapunzina – che noi chiediamo con forza al Governo regionale di inserire le zone franche montane, rispettando l’inequivocabile volontà dell’ARS, ribadita in diverse occasioni, nel contesto di tale accordo di imminente sottoscrizione. L’Assemblea Regionale è chiamata a prendere coscienza del contenuto dell’Accordo, atteso che influirà sulle scelte future di Sala d’Ercole. Stessa presa di coscienza chiediamo ai componenti della Giunta regionale. Vogliamo che emerga, se come noi pensiamo fosse presente, chi sta interpretando il ruolo di Penelope e quello dell’atleta impegnato a tirare la fune in tutta questa delicata vicenda che è solo politica e non tecnica».

Intanto il Comitato ha chiesto al presidente della Commissione bilancio dell’ARS, Riccardo Savona, un’audizione urgente che sarebbe prevista per martedì prossimo, nella quale sarebbe fondamentale partecipasse il presidente Musumeci.

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