Tra qualche giorno è l’Immacolata Concezione ma all’Assemblea Regionale Siciliana di concepire una legge di Bilancio non c’è nemmeno il sentore. La cosiddetta Finanziaria è l’unico momento di vero lavoro di un Parlamento in preda ad un’astenia legislativa. È l’ultimo treno per Yuma di tanti deputati che devono rendere conto al proprio territorio del perché di un’esistenza in vita politica.
Quest’anno tra l’altro è anno elettorale, per cui chi non riesce a portare a casa una norma, un emendamento, un’apposizione normativa, rischia di non vedere più quel Palazzo Reale che tanti strega e riduce in imbelle statuine.
Cosa succederà alle casse della Regione per il prossimo anno? Chi riuscirà a ottenere un ristoro, una speranza, o magari solo una garanzia di mantenimento dello status quo?
Si attende con scetticismo il noto trapezista sul filo, l’assessore Armao, carico di faldoni e appunti, norme e codicilli per fingere un simulacro di Legge di Bilancio.
La commissione verrà convocata prima di Natale con un testo in cui i numeri saranno impietosi. Di fatto non solo non c’è un euro in più, ma non ci sono le condizioni per chiudere l’anno seguente i conti regionali. Ci saranno sedute in cui qualcuno dirà “Io l’avevo detto”, altri diranno “Onorevoli colleghi siamo tutti nella stessa barca”, altri cercheranno di scrivere dei testi in cui ci sono dei numeri da giocare al lotto cercando di illudere categorie di elettori.
La dura verità è una sola. Dopo due anni di crisi economica la Sicilia è in ginocchio. La Sicilia campa di entrate proprie derivanti dalla tassazione, non di trasferimenti dello Stato. E le Entrate sono inevitabilmente crollate. Non ci sono stati eserciti di ricchi contribuenti che sono accorsi all’erario a pagare munifiche imposte. E pertanto il buco di bilancio è certo.
La Sicilia non essendo uno Stato non può spendere in deficit emettendo titoli. Al di là del fatto che difficilmente qualcuno si comprerebbe siffatte obbligazioni incerte quanto i soldi del Monopoli.
Pertanto la soluzione, dopo che Armao farà la farsa di una finta e vacante legge finanziaria, sarà come al solito un esercizio provvisorio da approvare all’ultimo minuto utile dell’anno. Ci attendono due settimane di prese per i fondelli con articoli roboanti e smentite disarmanti. E poi il solito Esercizio in dodicesimi con tante poste congelate, per carenza di contropartita, fino ad ottobre. Poi il diluvio elettorale verificherà chi dovrà pagare il conto di promesse non mantenute.
Nel frattempo i viaggi della Speranza a Roma del governo, che pur essendo in una situazione di dissesto economico non chiede con il cappello in mano e con presa di coscienza, ma gioca a tre carte ed un punto con il Franco ministro.
La verità è che da tempo la Sicilia non ha alcun peso politico sui tavoli romani, non ha interlocuzioni con alcuno, non conosce nemmeno gli indirizzi ed i numeri di telefono utili per risolvere i suoi problemi.
Che non sono quelli di una ripresa e resilienza, ma di un tirare a campare di rendite di posizione ormai defunte nella Storia.
Ma questa è una storia che non vi racconteranno, ognuno dei deputati di quel Palazzo che fu Reale avrà una sua personale verità fatta di vittimismi e rivalse.
Così è se vi pare.