PALERMO – Imprese e famiglie siciliane hanno ottenuto, a marzo di quest’anno, finanziamenti per 67.7 miliardi di euro, con un incremento del 2,6% rispetto allo stesso periodo del 2011. In particolare i prestiti complessivi al sistema delle imprese hanno superato i 31.7 miliardi, alle famiglie sono andati 29.3 miliardi. I dati sono stati presentati dal direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini, nel corso di un incontro sul volume “Le banche e l’Italia” per celebrare i 150 anni dell’Unità. In un contesto di difficoltà dell’economia reale, è stato reso noto, le banche sono state vicine alle imprese, convinte delle loro capacità di tenuta e delle potenzialità di crescita.
Eppure, i dati Istat relativi agli ultimi due anni, fanno emergere che il 12% delle imprese in Italia non ha ottenuto credito dalle banche e il 33% ha visto diventare più onerose le condizioni. Non solo. Secondo il Centro Europa ricerche (Cer), ci saranno duecento miliardi di impieghi in meno. E, nella stima di Prometeia, 25mila imprese falliranno finendo tecnicamente in default e bruciando 625mila posti di lavoro. Sabatini ha tuttavia confermato ieri a Palermo che “Siamo un Paese, come certificano i dati Istat, tecnicamente in recessione. C’è un forte calo della produzione industriale e dei consumi e in queste condizioni si riduce anche la domanda per gli investimenti”.
Le banche in Sicilia sono presenti – ha aggiunto – e attente a gestire i bisogni delle imprese e delle famiglie. Purtroppo, in questo momento c’è una grande difficoltà nel recuperare risorse sui mercati finanziari esteri – ha sottolineato Sabatini -, vista la decelerazione dei passi di crescita del credito all’economia, che non rappresentano comunque una contrazione del credito e questo vale anche per la Sicilia”.
Poi il dg di Abi si è soffermato sulla situazione economica internazionale, sottolineando che quella “italiana è profondamente diversa da quella spagnola. La soluzione alla crisi europea deve passare attraverso politiche di riforme, come quella già eccellente del presidente Monti, ma occorre anche una presa di coscienza da parte di tutti gli Stati membri sulla possibilità di adottare soluzioni condivise per supportare le banche europee in difficoltà, ma questo non è il caso dell’Italia”.
A fronte dell’ampio sostegno a famiglie e imprese, il settore bancario, sconta ancora la difficile congiuntura economica sul territorio con il risultato che le sofferenze sono cresciute del 9,2% ad oltre 6.2 miliardi di euro. Con il precedente Avviso comune per la sospensione dei mutui alle imprese (scaduto il 31 luglio 2011), che Abi ha realizzato insieme al mondo imprenditoriale, le banche hanno sospeso circa 260.000 mutui a livello nazionale, pari a 70 miliardi di debito residuo con una liquidità liberata superiore a 15 miliardi di euro.
A fronte di questo, che il momento rimanga ancora critico è confermato dal capoeconomista del Cer, Stefano Fantacone, per il quale “è plausibile uno scenario da vero credit crunch, con un doppio shock sia sulla quantità di credito erogata sia sui tassi praticati”. Nella simulazione del Cer, che è basata su una ipotesi di flessione complessiva nel 2012 del 5% e di una ulteriore riduzione di un punto e mezzo nel 2013, l’andamento degli impieghi esprime una dinamica violenta: a luglio precipiterà a -5%, a ottobre a -9% fino a sprofondare, a dicembre, a -11 per cento.
La struttura del sistema bancario regionale vede attive sul territorio, a fine 2011, circa 70 banche per un totale di 1.739 sportelli che servono 333 comuni. Gli Atm (sportelli bancomat) sparsi sul territorio sono 2.392 unità; i Pos (apparecchiature necessarie per pagare con il Bancomat direttamente nei negozi) 101.223. Nella regione i lavoratori bancari sono il 4,7% del totale nazionale di settore che ha toccato le 330.000 unità.