PALERMO – Tutti negativi gli indicatori economici in Sicilia nel 2011 e nei primi sei mesi dell’anno. L’Isola, secondo il Rapporto sull’economia siciliana illustrato ieri a Palermo da Giuseppe Arrica responsabile filiale regionale della Banca d’Italia, ha risentito fortemente dell’andamento sfavorevole del quadro macroeconomico nazionale, con pesanti ricadute nei principali settori produttivi.
Con un Pil siciliano fermo dal 2010 allo 0,0% (fonte Prometeia), gli investimenti nel manifatturiero sono diminuiti in modo significativo ed è scesa la percentuale di aziende che hanno chiuso l’esercizio in utile. Anche per l’export c’è poco da stare allegri. Al netto dei prodotti petroliferi raffinati, che incidono per il 70 per cento sul totale, le esportazioni siciliane sono diminuite dell’1,4%, a fronte di un incremento sia a livello nazionale (11,3 per cento) sia nel Mezzogiorno (9 per cento). La contrazione si è concentrata nella seconda metà del 2011 (-12,2 per cento rispetto allo stesso periodo del 2010). Alla fine dell’anno, i prodotti made in Sicily (esclusi quelli petroliferi) erano ancora di quasi 9 punti percentuali al di sotto del livello 2007.
“La crisi non ha risparmiato neanche il settore delle costruzioni- ha detto Arrica- dove si sono registrati nuovi cali dell’attività produttiva e dell’occupazione. Le quotazioni degli immobili residenziali sono diminuite in termini reali, come dimostrano i dati forniti dall’Agenzia del territorio, secondo cui il numero di compravendite è diminuito dell’1,2 per cento (-3,4 per cento nel 2010) ed i prezzi di vendita delle case sono aumentati, in termini nominali, dell’1,1 per cento; valutati al netto dell’inflazione, hanno segnato una flessione dell’1,6 per cento”.
Male anche il terziario. L’unico a reggere ancora, bene o male, è il turismo, che secondo i dati dell’Osservatorio turistico della Regione siciliana, ha visto un incremento del 5,1 per cento degli arrivi di turisti soprattutto stranieri in Sicilia, dopo la sostanziale stabilità del 2010.
L’occupazione è in caduta libera, diminuita per il quinto anno consecutivo; il tasso di disoccupazione si è mantenuto tra i più elevati tra le regioni italiane (peggio solo la Campania) e nel 1° trimestre 2012 è balzato al 19,5%, 4, 5 punti percentuale in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Pure nell’ambito del credito la situazione è quasi da recessione.
“Il peggioramento della congiuntura si è riflesso nella debolezza della domanda di credito- ha spiegato Giuseppe Ciaccio responsabile Divisione analisi e ricerca economica territoriale Banca d’Italia- in concomitanza con un inasprimento delle condizioni di offerta da parte degli intermediari bancari, condizionati anche dalla qualità dei prestiti. Ne è derivato un rallentamento dei finanziamenti bancari all’economia regionale, manifestatosi soprattutto a partire dalla seconda metà del 2011; a dicembre la crescita dei prestiti sui dodici mesi è scesa al 3,0%, dal 5,4% della fine dell’anno precedente. Nei primi mesi del 2012 la decelerazione ha interessato sia le famiglie che le imprese (soprattutto di piccole dimensioni), per le quali la variazione è diventata negativa”. Con questi numeri, chissà se ci rivedremo l’anno prossimo per un nuovo Rapporto.