I nervi scoperti delle infrastrutture siciliane

PALERMO – L’arrivo della bella stagione svela i nervi scoperti del sistema infrastrutturale siciliano. Tra i temi sul banco degli imputati: il taglio di alcune tratte, il contratto di servizio ancora in alto mare e il rischio che si brucino 170 milioni di euro di cofinanziamento europeo destinati alle infrastrutture strategiche.
Cominciamo dall’inizio. Qualche giorno fa Salvatore Iacolino (Pdl-Ppe) lancia l’allarme perché la Commissione europea potrebbe far saltare i cofinanziamenti per le grandi infrastrutture contenute nella cosiddetta Scheda grandi progetti. In ballo ci sarebbero proprio le infrastrutture strategiche necessarie per il futuro economico dell’Isola: il progetto di sviluppo e completamento del porto commerciale di Augusta, l’interporto di Termini Imerese, il raddoppio della Catania-Ragusa, la realizzazione di alcuni porti turistici e altre infrastrutture essenziali per la crescita della Sicilia.
A ricordare la pericolosissima situazione c’è stata un’interrogazione al ministro degli Affari esteri, al ministro per la Coesione e al ministro per le Infrastrutture e i trasporti, presentata da Daniela Cardinale in accordo Giovanni Burtone, Angelo Capodicasa, Francantonio Genovese, Tonino Russo e Alessandra Siragusa. Un accordo Roma-Palermo, che ha messo assieme una deputata nazionale col gruppo siciliano del Pd. I democratici isolani hanno appunto sottolineato l’eventualità che si verifichi la perdita di 170 milioni di euro destinati in Sicilia per la realizzazione di infrastrutture.
L’appello è chiaro. Secondo quanto riferito da Cardinale, il Governo deve intervenire “nei confronti della Commissione europea per effettuare celermente lo screening delle opere da sottoporre a notifica di aiuto di Stato dopo il recente orientamento della Commissione in merito, a seguito della sentenza emessa il 24 marzo 2011 dalla Corte di giustizia europea, per evitare, soprattutto in Sicilia, ritardi nel finanziamento di importanti opere”.
Un quadro deprimente cui si aggiunge l’ennesima denuncia lanciata dal comitato pendolari, che ha spiegato come l’arrivo dell’orario estivo abbia permesso il taglio di alcuni treni metropolitani a Palermo. Secondo il presidente del comitato, Giacomo Fazio, si tratta di un accordo che il gestore del servizio aveva preso con la Regione sin da dicembre per un problema di fondi.
A pagarne le spese, come già accaduto sul fronte del taglio delle tratte verso il Nord del Paese, sono i pendolari. Su tutto resta la questione irrisolta del contratto di servizio, ancora non firmato, che metterebbe Regione e Trenitalia nelle condizioni di ricevere e offrire un servizio secondo patti ben precisi.
In questo trambusto, che comunque prosegue da diversi mesi, si è insediato anche il neo assessore alle infrastrutture Andrea Vecchio, l’imprenditore catanese dell’antiracket. Il costruttore nonostante l’incarico finirà nel giro di un mesetto data l’imminenza delle dimissioni promesse dal governatore, ha dichiarato, proprio ieri, che ci sono “alcuni obiettivi prioritari che speriamo di raggiungere da qui a qualche settimana”. Proprio oggi è prevista una conferenza stampa con i punti salienti dell’agenda di lavoro del successore di Pier Carmelo Russo, uomo strategico in tutti i governi Lombardo.