PALERMO – Le lancette corrono rapidamente per l’ecosistema, e prima o poi i governanti della Terra dovranno prendere delle decisioni drastiche per salvare il pianeta dall’inquinamento e dallo sfruttamento eccessivo delle sue risorse. È stato questo il tema del Summit “Rio + 20”, che ha visto coinvolti oltre 100 leader e rappresentanti di 190 Governi. Si tratta prima di tutto di un’emergenza da risolvere per garantire un futuro alle nuove generazioni. Ma è anche una grande possibilità, l’opportunità per uscire dal buco nero di questa crisi puntando sul verde.
Al vertice internazionale si è a lungo parlato di economia sostenibile, un tema molto caro all’attuale ministro dell’Ambiente, Corrado Clini. Le stime parlando di 600 milioni di posti di lavoro che potrebbero essere il frutto di un serio investimento nella green economy.
Solo con le riqualificazioni energetiche degli edifici pubblici nei prossimi dieci anni si potrebbero creare in Italia 17.000 nuovi posti di lavoro “verdi”, di cui almeno 2.000 sarebbero presumibilmente destinati alla Sicilia. Ma la mancanza di strumentazioni finanziarie, bancarie e di incentivo economico, in grado di superare, nel contesto italiano, le difficoltà collegate agli elevati tempi di ritorno degli investimenti (15 anni nel caso di Enti pubblici) creano un ostacolo alla creazione di questo eco-mercato utile all’ occupazione e all’ambiente.
Eppure l’efficientamento energetico degli edifici costituisce un tassello importante per ridurre la dipendenza dalle importazioni energetiche e diminuire le emissioni di gas serra. Proprio le importazione di petrolio e gas costituiscono il più grande trasferimento di ricchezza dai Paesi Ue al resto del mondo e i numeri lo dimostrano: nel 1999 l’Europa a 27 ha speso 84 miliardi di euro per le importazioni di energia (1% del Pil), nel 2011 sei volte di più, 488 miliardi di euro, il 3,9% del Pil. Dati allarmanti che richiedono una presa di posizione netta da parte delle nazioni comunitarie.
Anche per questo, in Italia, il Consiglio dei ministri ha appena approvato il decreto sviluppo. Quest’ultimo anzitutto estende il finanziamento agevolato previsto dal fondo Kyoto (su cui sono disponibili 470 milioni di euro) a soggetti pubblici e privati che operano in settori della green economy e assumono giovani a tempo indeterminato. Aumentano anche le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni, vengono confermati gli incentivi per il risparmio energetico, snelliti i procedimenti burocratici e ripristinata l’Iva per la vendita di abitazioni da parte di imprese edilizie. Un mix di misure con il quale il Governo Monti spera di far ripartire l’economia del Paese.
Nel dettaglio aumentano le detrazioni fiscali Irpef per le spese di ristrutturazione, passando dal 36% al 50% a partire dal 2012 e fino al giugno 2013. Il tutto con un contemporaneo incremento della spesa su cui la detrazione sarà possibile, la quale passa dai precedenti 48 mila euro per unità immobiliare ai nuovi e più sostanziosi 96 mila euro. Inoltre, dopo vari ripensamenti, il Governo ha deciso di continuare a puntare sugli incentivi per gli interventi edilizi che prevedano un efficientamento energetico. Purtroppo in questo caso si deve segnalare un leggero calo delle agevolazioni. Le detrazioni Irpef, infatti, scendono dal 55% al 50% e varranno solo fino al 31 dicembre del 2013. Il decreto, però, prevede che fino alla fine del 2012 varranno le vecchie detrazioni al 55%, mentre il nuovo regime scatterà dal 1 gennaio 2013.
In Sicilia il quadro dell’efficienza energetica potrebbe sensibilmente migliorare attraverso una semplice legge dell’Ars. Come è stato proposto in un recente editoriale del QdS, l’Assemblea regionale potrebbe per prima cosa approvare una norma che aiuti l’attuazione del decreto sviluppo per la ristrutturazione degli immobili con l’utilizzazione della bioedilizia. Nel particolare la Regione dovrebbe farsi carico degli interessi necessari per i mutui, stimati tra il 4 e il 5 per cento, per mettere in sicurezza gli immobili in caso di sisma.
Una seconda legge regionale potrebbe riguardare la messa in sicurezza idrogeologica del territorio, mentre una terza dovrebbe promuovere il Piano per la produzione di bioenergia, coinvolgendo le associazioni degli agricoltori, i sindacati e le industrie di trasformazione dei prodotti vegetali in carburanti.
Piccoli accorgimenti che potrebbero consentire all’Isola di primeggiare nel campo dell’economia sostenibile e che creerebbero decine di migliaia di posti di lavoro, attivando un circolo virtuoso per l’intero sistema.
Antonio Leo
Twitter: @tonibandini