La Commissione europea soffia sulle pale eoliche, la Sicilia no

PALERMO – Il fronte eolico può esultare. La Commissione europea ha varato i modelli dei Piani d’azione nazionali sulle energie rinnovabili che i 27 dovranno redigere e presentare a Bruxelles entro il 30 giugno dell’anno prossimo, cioè una sorta di road map che gli stati membri dovranno stabilire fino al 2020 elencando programmaticamente quanto ci si aspetta dai vari settori di energia verde. Anche la Corte di Giustizia e le sanzioni amministrative potranno essere utilizzati nei confronti di chi non rispetterà i patti scritti su carta o qualora i Piani d’azione non saranno realizzati a regola d’arte.
Un aspetto che assume sfumature inquietanti proprio in Sicilia, dove l’affaire eolico presenta dei risvolti non proprio chiari, vista la forza della lobby che ne gestiscono la diffusione e gli effettivi risultati sul paesaggio e sulla produzione di energia elettrica. Dopo lo stop alle autorizzazioni per i nuovi parchi eolici varato dalla giunta Lombardo 1 e il nuovo Piano energetico sembrava essere giunti ad una fase chiara dello stato di sviluppo dell’energia verde isolana.
In realtà la situazione non appare completamente definita neanche all’interno della maggioranza di governo. “Il nuovo piano energetico della Regione siciliana – ha scritto in una interrogazione al governo Vincenzo Vinciullo, deputato regionale in forza al Pdl – prevedeva la realizzazione di nuovi parchi eolici per la produzione di energia elettrica con fonti alternative”.
Un ulteriore affondo è arrivato da una conferenza nazionale organizzata da Roberto Della Seta, capogruppo Pd in commissione ambiente, da Legambiente, dall’Associazione produttori energia da fonti rinnovabili (Aper), dall’Associazione nazionale energia del vento (Anev) e da altre sigle ambientaliste. Nell’occasione Legambiente nazionale ha ribadito la posizione che Mimmo Fontana, rappresentante dell’associazione ambientalista per la Sicilia, ribadisce da tempo, reclamando più attenzione verso l’eolico per evitare il rischio di cadere nuovamente nel nucleare. Inoltre secondo Greenpeace e Kyoto Club la metà dell’obiettivo green Energy al 2020 si può coprire con l’eolico.
Elementi di contestazione che sembrano tuttavia lasciare qualche dubbio vista l’esperienza siciliana, dove, a fronte di uno sviluppo di energia verde sul totale che al 2008 è ancora ferma al 4%, l’eolico è stato padrone assoluto, nel 2008 854 GWh su circa 2mila GWh, mettendo in ombra altri settori potenzialmente importanti come il fotovoltaico.
“Non ci sono delle regole chiare in tutto il territorio nazionale – ha precisato Oreste Vigorito, presidente Anev – ma ogni regione adotta delle proprie linee guida. Finora Puglia, Campania e Sicilia sono le regioni che si pongono ai primi posti per numeri d’impianti. Marche, Umbria e Sardegna, invece, sono quelle che hanno grandi potenzialità ma danno poche risposte”. Le uniche regole che hanno funzionato sono state quelle dei finanziamenti europei e dei certificati verdi che hanno permesso sonori guadagni agli investitori, senza che i siciliani ottenessero altrettanti benefici.
“A volte nel 70/80% dei casi – ha dichiarato Fabio Granata, vicepresidente commissione antimafia – le pale non sono neanche collegate alla rete elettrica”.