PALERMO – “Finalmente dopo tre anni anche in Italia diventa legge la Direttiva europea che dichiara guerra al caporalato e tutela, anche con il diritto al permesso di soggiorno, i migranti che collaborano con la giustizia. È il capolinea di un sistema organizzato di sfruttamento e di illegalità che per anni ha umiliato i diritti e la dignità di migliaia di lavoratori stranieri”.
Portano il sorriso ai migranti clandestini, sfruttati e invisibili per lo Stato e per la società, le parole di Claudio Fava, politico di Sinistra ecologia libertà e già relatore al Parlamento europeo di Strasburgo della direttiva 52/2009, sulle “norme minime relative a sanzioni e a provvedimenti nei confronti di datori di lavoro che impiegano cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare”. Al decreto varato recentemente dal Consiglio dei ministri (ma non ancora pubblicato in Gazzetta ufficiale), infatti, si accompagnerà una norma transitoria che consentirà di regolarizzare la posizione di tanti lavoratori e potrebbe ridurre il fenomeno del caporalato, che solitamente passa sotto silenzio ma che periodicamente torna agli onori delle cronache.
Il decreto che recepisce la direttiva europea parte dal regolamento esistente (arresto da tre mesi a un anno, multa di 5.000 euro a lavoratore e sanzioni amministrative per l’imprenditore, espulsione per il lavoratore) e inasprisce le pene, introducendo però la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno semestrale per gli stranieri che denunciano e si trovano nelle condizioni più pericolose e disumane. La norma riguarderà certamente colf e badanti (già protagonisti della regolarizzazione del 2009), ma anche operai, muratori e soprattutto lavoratori dei campi. Quest’ultima categoria ha dato il là all’intera norma, definita anche “legge Rosarno” in memoria della ribellione dei migranti nella cittadina calabrese, che ha contribuito all’arresto di una trentina di caporali due anni fa.
E in Sicilia? I lavoratori in nero nelle campagne ci sono, soprattutto tra Scordia, Cassibile, Pachino, Avola e Vittoria, ma il fenomeno non è esplosivo come in Calabria. Ciò che preoccupa sempre di più sono le condizioni disumane in cui vivono i migranti. Per questo, a Cassibile la Rete antirazzista catanese ha proposto di realizzare il prossimo anno “un campo di accoglienza – come segnalava Alfonso Di Stefano – autogestito dove garantire, grazie al lavoro volontario, condizioni di vita decenti a tutti i migranti (regolari e non) e ottenere, grazie all’autorganizzazione, condizioni di lavoro coerenti con quanto previsto dai contratti di settore”.
Le polemiche a livello nazionale, comunque, non sono mancate, con la Lega e il Pdl che hanno espresso forti dubbi: “Non vorremmo – ha spiegato il senatore Pdl Maurizio Gasparri – che dentro questa norma si celasse una qualche forma di sanatoria, che potrebbe attrarre addirittura ingressi di clandestini nel nostro paese”.
Ma una risposta alle critiche più forti è arrivata dal senatore Udc Gianpiero D’Alia: “La Lega inaugura il nuovo corso di Maroni straparlando di regolarizzazioni, promettendo barricate e altre amenità del genere. Evidentemente preferiscono stare dalla parte degli evasori fiscali e degli sfruttatori di cittadini immigrati, senza minimamente prendere in considerazioni i benefici, oltreché sociali, fiscali e contributivi per l’economia nazionale e per tante aziende, anche del Nord, che seguiranno il recepimento della direttiva Ue”.
Tempo fino al 30/9 per regolarizzare la posizione
ROMA – Il prossimo passo è la definizione di una norma transitoria per regolare le autodenunce, e quindi regolarizzare la posizione di chi vuol collaborare e far emergere il lavoro nero. L’obiettivo è di dare tempo fino al 30 settembre per regolarizzare la posizione dei lavoratori, attraverso il sito internet del ministero dell’Interno. La procedura on line snellirà la burocrazia, ma implicherà comunque un costo di un migliaio di euro a carico del datore di lavoro e di tutti gli arretrati (non versati perché il lavoratore era in nero) in termini di tasse, contributi e differenze retributive. Non saranno inclusi nella regolarizzazione quei lavoratori su cui pende un provvedimento di espulsione o di condanna per un reato, mentre gli imprenditori già condannati per favoreggiamento dell’immigrazione, caporalato e sfruttamento del lavoro non potranno accedere ad alcuna procedura. Infine, per evitare di far aumentare l’immigrazione clandestina, potranno essere regolarizzati quei migranti già arrivati in Italia entro il 31 dicembre 2011. Come riporta stranieriinitalia.it, è stato il ministro Andrea Riccardi a spingere per un aiuto ulteriore ai migranti e per inserire il cosiddetto “ravvedimento operoso”, ovvero una sorta di regolarizzazione con autodenuncia. (rq)
Roberto Quartarone
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