PALERMO – “Un mese, anzi due, ma potrebbero anche diventare tre”. Con questa risposta il custode della chiesa di S.Maria dello Spasimo di Palermo prova a rassicurare i turisti sulla prossima riapertura del monumento. Siamo ai primi di agosto e fra tre mesi saremo ad ottobre, periodo in cui l’affluenza turistica sarà in netto calo, periodo forse più adeguato ai lavori di ristrutturazione. Intanto all’interno del complesso una squadra di muratori è intenta rimuovere le assi di legno del pavimento.
“Si rifarà l’impianto elettrico dell’intera costruzione e si sta provvedendo ad una nuova ripavimentazione, per questo non ci sono tempi certi e bisognava cominciare subito”, continua il custode. “ Ma sicuramente a gennaio 2009 lo Spasimo riaprirà le sue porte”. I mesi intanto sono diventati sette e le casse del comune non avranno ricevuto introiti da nessun turista.
Storie di ordinario disorientamento nell’ambito dei beni culturali siciliani. Altro caso S.Giovanni degli eremiti a Palermo. Il chiostro chiuso da anni, dal 16 luglio è stato riaperto al pubblico. Peccato però che sul sito dell’assessorato regionale ai beni culturali sostengano che il biglietto unico, in cui alla visita al chiostro palermitano si univa quella del chiostro della cattedrale di Monreale e del castello della Zisa e della Cuba, è sospeso proprio a causa della chiusura dell’edificio arabo. In realtà la biglietteria del sito assicura con 12 euro il tour per tutte le mete. Anche qui informazioni contraddittorie. Ma quanti tra musei, aree archeologiche, palazzi storici sono realmente fruibili dal turista che ha scelto la Sicilia come meta di vacanze? Su 107 siti gestiti dall’assessorato regionale ben 19 sono chiusi e altrettanti sono visitabili solo su prenotazione o in occasione di mostre. Ma questi numeri tendono ad aumentare se sommiamo i beni gestiti dagli enti locali e da quelli ecclesiastici. “Sono sull’ordine del centinaio, ma non disponiamo di dati centralizzati. L’assenza di centralizzazione nella raccolta delle notizie provenienti da tutte le province è indubbiamente un handicap del nostro sistema, non riusciamo ad avere una mappa aggiornata di tutti i lavori e delle chiusure”, dichiarano dall’assessorato.
Brilla per efficienza la provincia di Agrigento: qui tutti i monumenti gestiti dalla regione sono aperti e offrono assistenza ai turisti, ma se si guarda bene, quasi tutto si visita su prenotazione. “Sui beni gestiti dagli enti locali non possiamo sindacare e non sempre siamo informati sulla loro reale fruizione”, confermano dalla sovrintendenza della città dei templi.” Tornando alle altre province siciliane il bollino nero spetta a Palermo e a Siracusa. Il capoluogo di regione ha ben 5 siti chiusi e tra questi la Galleria regionale Abatellis e il museo archeologico Salinas, luoghi che custodiscono i tesori più preziosi della storia artistica siciliana. Legambiente ha però denunciato la chiusura di altri tre musei cittadini: il museo Pitré, quello del Risorgimento e quello delle Carrozze a Villa Raffo. Non va meglio nella città di Archimede dove un terzo dei monumenti ha le porte totalmente sbarrate. Un caso per tutti il Museo Bellomo, da anni alle prese con lavori di riqualifica e ristrutturazione, mentre il museo archeologico Paolo Orsi è stato riaperto in due settori. Nessuna notizia su Trapani. Il sito della sovrintendenza si limita a mostrare le foto dei monumenti, ma restano un mistero gli orari di apertura e i servizi offerti ai turisti. A Catania resta chiuso il teatro romano e l’odeon, mentre esigui sono i settori visitabili del museo regionale di Messina, un deposito ampio dove centinaia di reperti continuano ad attendere la catalogazione. “Molti dei lavori iniziati appartengono al Por 2000-2006 e richiedono quindi un completamento rapido, spiegano all’assessorato ai beni culturali. Altrimenti si rischia di perdere i fondi e di non veder realizzate le opere”.
“È un grave danno all’immagine e una pessima ricaduta sotto il profilo economico denuncia Gianfranco Zanna responsabile per i beni culturali di Legambiente Sicilia. “Si potevano studiare ipotesi alternative soprattutto in vista dell’estate che porta sempre un’affluenza maggiore di turisti”. Per ora l’unica alternativa resta un informato tour operator per sfidare le inevitabili porte sbarrate al turista faidate.