Addizionali comunali Irpef, Palermo tra i sette capoluoghi al massimo livello

MESTRE – L’aumento delle aliquote delle addizionali comunali e regionali Irpef, secondo una stima della CGIA di Mestre, dovrebbero costare agli italiani almeno 3,5 miliardi. I conti fanno riferimento a due provvedimenti di legge presi l’anno scorso: il primo dal Governo Berlusconi, che ha consentito ai sindaci di aumentare l’addizionale comunale Irpef sino al valore massimo dello 0,8%; il secondo dal Governo Monti, che con il decreto "salva Italia" ha maggiorato dello 0,33% l’addizionale regionale Irpef. Se la prima misura dovrebbe portare nelle casse comunali un gettito aggiuntivo oscillante tra 1,3/1,5 miliardi, la seconda, stando alle previsioni dell’Esecutivo in carica, assicurerà alle Regioni un incasso di 2,2 miliardi, garantendo un gettito complessivo di almeno 3,5 miliardi. Se l’aumento dell’addizionale comunale si farà sentire su pensioni e buste paga solo a partire dal 2013, gli incrementi a livello regionale, invece, li stiamo pagando dal gennaio di quest’anno. In questa elaborazione, fanno notare dalla CGIA, non si è tenuto conto che per l’anno in corso due Regioni (Liguria e Toscana) hanno ulteriormente ritoccato all’insù l’addizionale regionale Irpef.
 
Tra i principali Comuni capoluogo di provincia che la CGIA ha preso in esame, solo 7 non hanno ancora deliberato l’eventuale variazione dell’addizionale comunale Irpef. Si tratta di Ancona, Perugia, Roma, L’Aquila, Campobasso, Bari e Trento. Tra quelli che invece lo hanno già fatto, solo Firenze ha adottato nel 2012 una aliquota inferiore a quella del 2011 (0,2% in sostituzione dello 0,3%).
Cinque Comuni hanno confermato l’addizionale comunale Irpef del 2011: Aosta, Bolzano, Bologna, Trieste e Potenza: in queste ultime due realtà amministrative l’addizionale comunale è al livello massimo, pari allo 0,8%. Torino, Milano, Venezia, Genova, Catanzaro, Palermo e Cagliari hanno inasprito l’aliquota. In molti Comuni esiste una soglia di reddito al di sotto della quale l’addizionale non è dovuta. In alcuni Comuni si passa da un metodo di calcolo dell’addizionale su base proporzionale a un metodo di tipo progressivo per scaglioni di reddito. Questo cambio può essere vantaggioso per i redditi più bassi.