PALERMO – In attesa di conoscere il parere del Tar, investito della vicenda, la battaglia sull’apertura della caccia in Sicilia si gioca a colpi di pareri delle parti direttamente interessate. Come si ricorderà, due giorni fa le associazioni ambientaliste Cai, Legambiente, Lipu, Man e Wwf hanno annunciato l’impugnazione davanti al Tar di Palermo del calendario venatorio 2012-2013, di recente emanato dall’assessore regionale alle Risorse agricole, Francesco Aiello. Il quale replica: "È necessario chiarire che il Piano faunistico e venatorio non serve altro che a dividere il territorio regionale in tre parti: una destinata agli ambiti territoriali di caccia; una alle Aziende faunistico, venatorie e agrovenatorie; e una terza declinata a protezione della fauna attraverso le oasi, i parchi e le riserve naturali. La legge 157 prevede che il Piano sia revisionato ogni cinque anni, decorso tale periodo si possono apportare eventuali modifiche. Questo non significa che, trascorsi i cinque anni, decadono gli ambiti di caccia, le aziende faunistico e venatorie, e soprattutto le zone di protezione, che invece restano costituite e funzionanti".
Una delle accuse mosse dalle associazioni ricorrenti riguarda i siti della rete Natura 2000. "Anche il Piano regionale delle riserve e dei parchi – ricorda l’assessore – promulgato nel 1991, ha validità quinquennale e non è stato mai rifatto. Ma mai nessuno ha pensato che di conseguenza dovessero decadere i parchi e le riserve previsti dal Piano".
Quanto alla caccia nei siti della rete Natura 2000, Aiello spiega che "rispetto all’anno scorso, in cui il divieto era sancito dalle decisioni del Tar di Palermo, quest’anno ci sono i Piani di gestione, predisposti dagli enti gestori e approvati dall’assessorato del Territorio e dell’Ambiente che prevedono la possibilità di cacciare nei limiti consentiti dalla legge. Tra l’altro, il Cga ha annullato la decisione del Tar, dichiarando inammissibile il ricorso di Legambiente e delle altre associazioni". È stato contestato all’amministrazione anche di aver disatteso il parere dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra). "Ebbene – precisa l’assessore – bisogna intanto chiarire che tale parere non è vincolante. In ogni caso, per alcuni punti disattesi l’assessorato ha spiegato le ragioni richiamando puntualmente riferimenti scientifici".