PALERMO – Di precariato, come nel passato, non se ne deve creare. Ed allora l’assessore regionale al Lavoro, Luigi Gentile, preferisce sin da subito mettere i puntini sulle “i” riguardo ai tirocini formativi.
Il recente passato parla di un sistema che ha finito per far introdurre all’interno della pubblica amministrazione siciliana gente che aveva bussato dalla finestra per poi scomparire in punta di piedi, salvo però essere “ripescata” con tanto di ingresso dalla porta principale. Questa volta, come si suol dire in Sicilia, la Regione si è voluta premunire mettendosi “il ferro dietro la porta”, e cioè emanando un’apposita circolare esplicativa che chiarisce e regolamenta il sistema del tirocinio.
In proposito viene richiamata a sua volta la circolare assessoriale del 28 novembre del 2002, la numero 22 (pubblicata in gazzetta ufficiale parte I n. 57 del 13/12/2002), dell’Agenzia regionale per l’impiego e la formazione professionale, che regolamenta direttive per la promozione, gestione e valutazione nella Regione Siciliana dei tirocini formativi e di orientamento ex articolo 18 della Legge numero 196/1997.
Si chiarisce la portata della disposizione regionale e viene precisato che “tutti gli interventi in materia, compresi i tirocini formativi e di orientamento, sono attivati esclusivamente presso datori di lavoro privati.
Presso i datori di lavoro pubblici – ad avviso dell’assessorato al Lavoro – sono, pertanto, attivabili soltanto esperienze limitate nel tempo e che siano parte integrante e modulare di attività formative strutturate e che non prevedano l’erogazione di borse formative ovvero di assegni di studio”.
Questi tipi di tirocini, segnala ancora l’assessorato al lavoro, si sostanziano in iniziative orientative, formative e di work experience, infatti, finalizzate a sostenere l’occupabilità di inoccupati e disoccupati dell’Isola e a favorire, conseguentemente, l’inclusione sociale, attraverso percorsi integrati (orientamento–formazione–esperienza in impresa) comprensivi, pertanto, di tirocinio formativo presso l’impresa ospitante.
Non ci sarà quindi possibilità di inserimento per il soggetto all’interno degli enti locali siciliani ma solo presso privati. “Si ravvisa, pertanto, la necessità – dice Gentile – per fugare ogni perplessità circa il possibile determinarsi di future situazioni di precariato, di fissare apposito indirizzo applicativo in conformità con la normativa regionale vigente”.