Minori, Unicef: “Decessi in calo” ma in Sicilia mortalità ancora alta

ROMA – “Lo scorso anno erano 22.000, oggi 19.000 i bambini sotto i 5 anni che ogni giorno muoiono per cause prevenibili e possono essere salvati” – così il Presidente Unicef Italia, Giacomo Guerrera, ha commentato il nuovo Rapporto 2012 sulla mortalità infantile – “L’Unicef Italia accoglie con speranza questi nuovi dati che dimostrano quanto importante e necessario sia il lavoro che portiamo avanti ogni giorno anche grazie all’impegno di tanti volontari, donatori, aziende, scuole che credono, come noi, che arrivare ad azzerare il numero di morti prevedibili sia possibile. Perchè nessun numero è accettabile quando si parla di bambini che muoiono. Noi vogliamo arrivare a zero. Siamo sulla strada giusta perché sappiamo come salvare vite, lo abbiamo fatto e possiamo continuare a farlo, con l’impegno di tutti”.
Sono stati diffusi i dati raccolti da Unicef e Igme relativi alla mortalità infantile. Il Rapporto 2012 “Committing to child survival: a promise renewed” raccoglie i dati dal 1990 al 2011. I bambini sotto i 5 anni che muoiono ogni anno è sceso da circa 12 milioni del 1990 a 6,9 milioni nel 2011; ogni giorno sopravvivono circa 14.000 piccoli in più rispetto a due decenni fa: il tasso di mortalità infantile è sceso da 87 decessi ogni 1.000 nati vivi nel 1990 a 51 nel 2011.
Se nel resto del mondo l’attenzione all’infanzia si fa obiettivo primario, la Sicilia presenta invece una media di mortalità infantile superiore a quella nazionale. Secondo il Rapporto Istat sulla Coesione economica e sociale, nel 2008 sono morti il 4,5 per mille dei bambini siciliani a fronte di una media del 3 per mille delle regioni italiane settentrionali. In termini tendenziali, nell’ultimo ventennio, il dato sulla mortalità ha subito una forte riduzione: nel 1990 il tasso di mortalità infantile in Sicilia era del 10,5 per cento, dell’8,3 nel 1995, del 6,0 per cento nel 2000 a fronte di una media nazionale dell’8,2 per cento nel 1990.
Il Rapporto Unicef sottolinea però che “nè l’appartenenza a una specifica area geografica nè lo status economico devono essere considerati ostacolo alla riduzione del tasso di mortalità dei bambini. Infatti, paesi a basso reddito come il Bangladesh, Liberia e Ruanda, paesi a medio reddito come Brasile, Mongolia e Turchia e paesi ad alto reddito come l’Oman e il Portogallo hanno realizzato notevoli progressi, riducendo il loro tasso di mortalità sotto i 5 anni di più di due terzi tra il 1990 e il 2011”.
Oggi l’80 per cento delle morti registrate si concentra in Africa sub-sahariana e Asia meridionale e più della metà dei decessi è dovuta a polmonite o diarrea. In Sicilia invece i bambini muoiono di solito per incidenti (domestici e stradali), malattie infettive e patologie collegate alla povertà e all’ignoranza, tutte cause estirpabili solo se si mantiene alta l’attenzione e si tiene in mente che i più piccoli sono la radice e la porta verso il futuro.
 

 
Approfondimento. Acqua e sale per salvare molte vite
 
“La riduzione globale della mortalità sotto i cinque anni è un risultato significativo che testimonia il lavoro e l’impegno di molti, compresi i governi, i donatori, le agenzie internazionali e le famiglie”, ha detto Anthony Lake, Direttore generale dell’Unicef, che prosegue “ma il lavoro non è ancora terminato: milioni di bambini sotto i cinque anni continuano a morire, ogni anno, per cause in gran parte prevenibili, per le quali esistono soluzioni accessibili e a basso costo.
Queste vite potrebbero essere salvate grazie a vaccini, nutrizione adeguata, assistenza medica di base e materna. Il mondo ha le tecnologie e le conoscenze per farlo. La vera sfida è mettere questo a disposizione di tutti i bambini”.
I vaccini quindi, nonostante le più recenti teorie che ne screditano l’importanza, sono uno strumento molto utile per prevenire l’insorgenza di pericolose malattie.
Buona parte dei decessi infantili è veramente evitabile. è insopportabile che dei piccoli continuino a morire per diarrea quando basterebbe dell’acqua pulita con sale e zucchero per sopravvivere. I bambini muoiono infatti per disidratazione conseguente alla diarrea e non per il batterio in sé.