PALERMO – “Giù le mani dal decreto” è il grido con cui si schierano i ginecologi e neonatologi siciliani all’indomani della dichiarazioni del segretario regionale del PD Giuseppe Lupo contro il decreto inerente il riordino della rete dei punti nascita pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia n.1 del 5 gennaio 2012 firmato dall’assessore alla Salute Massimo Russo.
L’appello dei medici aderenti a Sigo società italiana di ostetricia e ginecologia, Aogoi associazione ostetrici ginecologi ospedalieri italiani, Fesmed federazione sindacale dirigenti medici, Sin Società italiana di neonatologia e Aiop associazione italiana ospedalità privata mira all’applicazione della riforma Fazio 2010 sui reparti materno-infantili che prevede la chiusura di tutte quelle strutture sanitarie che eseguono meno di 500 parti l’anno e che non sono in grado di garantire guardia attiva ostetrica 24 ore su 24.
Sull’argomento abbiamo intervistato il direttore del dipartimento materno infantile dell’ospedale Buccheri La Ferla di Palermo nonché componente del comitato Percorso Nascita nazionale e regionale, la dottoressa Maria Rosa D’Anna.
Cosa rispondete ai detrattori del decreto sui punti nascita?
“Bisogna differenziare le persone all’interno del clan dei detrattori sulla base delle loro motivazioni, che possono essere in mala fede o in buona fede. E’ inutile negare che un decreto di tale portata sia facilmente manipolabile in qualsiasi direzione da politici alla ricerca del voto facile; inoltre, la gente comune, per cattiva informazione, potrebbe rendersi conto solo dei benefici che un piccolo ospedale sotto casa può apportare senza conoscerne le gravi carenze strutturali, organizzative e di organico ben documentate”.
Non si corre il rischio che i punti nascita autorizzati rischino il sovraffollamento ed una diminuzione della qualità del servizio?
“La Sicilia rappresenta la regione con la più grave parcellizzazione dei punti nascita in Italia, con ben 74 punti nascita differenti, alcuni di questi non superano i 100 parti all’anno.
Il decreto punta a ridurne il numero al fine di migliorare la sicurezza e la qualità delle prestazioni, sfruttando il personale dei punti nascita dismessi per fornire servizi sanitari sicuri ed efficienti (guardia attiva H24 ginecologica, anestesiologica e neonatologica); requisiti assenti nei piccoli ospedali. Il cambiamento avverrà gradualmente, tenendo conto di tutte le necessità ed approntando gli adeguamenti del caso”.
Tre anni di lavoro in collaborazione con l’assessorato regionale alla Salute sul tema della sicurezza nell’area materno-infantile, in cosa è consistito il vostro contributo?
“Il lavoro svolto è consistito innanzitutto nell’analizzare l’ubicazione e l’efficienza di tutti i punti nascita della Sicilia, mettendone in evidenza punti di forza e criticità.
In seguito, abbiamo contribuito ad applicare quanto era stato stabilito nella conferenza Stato-Regioni del 16 dicembre 2010, i cui punti salienti sono rappresentati, oltre alla sicurezza per pazienti ed operatori sanitari, dal miglioramento dei collegamenti tra ospedali di 1° e 2° livello attraverso il potenziamento della rete Sten (servizio di trasporto per le emergenze neonatali) e del materno-assistito Stam dalla integrazione ospedale-territorio, dalla diffusione della parto-analgesia e dalla formazione degli operatori. Infine, il nostro lavoro è culminato nel decreto assessoriale del gennaio 2012 e nella produzione del "Quaderno della gravidanza" che sarà, a breve, disponibile”.
Marina Mancini
Twitter:@marinamancin