Vero è che la riforma Dini ha previsto per gli assunti dopo il 1 gennaio 1996 solo il metodo contributivo, ma tutti quelli già incardinati in precedenza continuano ad andare in pensione sulla base dell’ammontare degli ultimi stipendi e non dei contributi versati. Questa distorsione accade preponderantemente nel settore pubblico, dal momento che nel settore privato quasi tutti i dipendenti ottengono la pensione in base ai contributi versati.
Ecco che nel periodo citato si sono formate, come accade in Italia, due categorie di pensionati: quelli veri e quelli falsi. I primi sono coloro la cui pensione scaturisce dal semplice calcolo dei versamenti del datore di lavoro e di loro medesimi. I secondi percepiscono una pensione in base a contributi figurativi, cioè non versati e quindi il loro assegno in buona misura è pagato dalla fiscalità generale, cioè prelevato dalle nostre tasse.
Questo è il quadro che rappresenta ancora una volta, in questa povera Italietta, due pesi e due misure, fatti per figli e figliastri. La riforma Fornero, come prima si scriveva, si è ben guardata dal portare equità nel pregresso, non volendo assumersi la responsabilità di intervenire in meccanismi e leggi che hanno creato (e continuano a creare) tanti privilegiati.
Sembra ulteriormente strano che sulla materia non abbiano puntato la loro attenzione analisti, economisti, giornalisti che fanno i censori ma non intervengono sul nucleo delle ineguaglianze. Se si fosse sollevata l’opinione pubblica su questo punto, il Governo sarebbe stato costretto a intervenire per formare equità.
Non è possibile accettare pensionati della Regione Siciliana che dopo appena 20 o 25 anni si godono, nel senso letterale della parola, una pensione immeritata, che però paghiamo tutti noi siciliani. Non è possibile accettare decine di migliaia di insegnanti andati in pensione a 38-45 anni che percepiscono la pensione per ulteriori trent’anni.
Tutto questo ha creato i disagi sociali perché l’iniquità non è mai accettabile. Per intervenire sulla materia ci vuole un Governo forte e autorevole, eletto politicamente, oppure un Governo tecnico meno incline ai compromessi che in questi ultimi mesi sono sempre aumentati di numero e di qualità.