PALERMO – È stato reso noto l’ultimo sondaggio, prima della sospensione delle rilevazioni statistiche previste per legge, realizzato dall’agenzia Datamonitor per Blog Sicilia.it. Più che il vantaggio di Musumeci su Crocetta (33% del candidato del centrodestra contro il 30,5 di quello del centrosinistra) a preoccupare maggiormente la classe politica siciliana è il dato degli “indecisi-non voto” che continua ad aumentare.
Nonostante manchino 15 giorni al voto, la percentuale degli indecisi e di coloro che non si recheranno alle urne si attesta al 50% e rappresenta la vera incognita di questa campagna elettorale. Dopo Musumeci e Crocetta, ecco Miccichè, candidato di Pds-Mpa e Grande Sud che si attesta al 17,5%, mentre Cancelleri e Marano si sono stabilizzati rispettivamente al 7,5% e al 6,5%. Ferro, il candidato presidente della lista dei Forconi, arriva al 2%, mentre De Luca, fondatore di Rivoluzione Siciliana, scende al 1,8%.
Per quanto riguarda le liste registriamo rispetto alla precedente rilevazione, la diminuzione del distacco tra Pd e Pdl con il primo al 18,5 (-0,5 rispetto al sondaggio precedente) ed il secondo al 18% (+0,7). Dietro i due partiti, nessun’altro sfonda la quota del 10% anzi il Pds-Mpa scende di un punto percentuale (9%) così come l’Udc. Poco dopo, all’8,5%, si posiziona il Movimento 5 Stelle. Da verificare sarà l’impatto che l’arrivo di Grillo avrà sulla campagna elettorale dopo lo “scenografico sbarco” dei giorni scorsi.
Da registrare il buon risultato della Lista Musumeci che si attesta ad un lusinghiero 7% superando di un punto percentuale quella di Crocetta, ferma al 6%. La coalizione a supporto del candidato Marano non arriverebbe al 5% fermandosi al 4%. Grande Sud, invece, prenderebbe il 5,5%.
Non possiamo però non ribadire come questa campagna elettorale sia soprattutto contrassegnata dalla profonda frammentazione politica e da un elevato tasso di astensione che non accenna a diminuire.
Il Qds, in coincidenza delle elezioni regionali e del contesto che caratterizza questa tornata elettorale (una gravissima crisi socio-economica), ha lanciato il simbolo Risorgimento Sicilia che vuole rappresentare gli elettori astenuti e quelli che deporranno la scheda bianca o l’annulleranno nell’urna.
Più del 50% dei siciliani rifiuta questo sistema di gestione della Regione, con il rischio, non solo di un presidente eletto con il solo 15 per cento dei siciliani aventi diritto al voto (il 30 del 50), ma anche con un compito difficilissimo davanti: quello di unire i pezzi di una maggioranza traballante che rischia di non approvare entro i termini la legge di stabilità: ciò comporterebbe l’arrivo di un commissario straordinario da parte dello Stato con il conseguente ritorno alle urne.
Un quadro piuttosto allarmante, ma che sembra il più probabile dopo la lettura degli ultimi sondaggi che segnano una generale disaffezione dei siciliani nei confronti dell’attuale classe dirigente. Lo sconcerto e il caos animano i cittadini siciliani che si considerano tra i peggio amministrati e tra quelli che hanno pagato di più la crisi economica del nostro Paese.