Crisi su Palermo, Cantieri navali in chiusura

PALERMO – Ancora una volta la speranza muove dall’estero. Se non sono i cinesi, già chiamati in causa per salvare Termini o addirittura per costruire il Ponte sullo Stretto, ecco pronti gli arabi che secondo quanto trapelato ad inizio ottobre sarebbero interessati a investire due miliardi di euro sul capoluogo regionale. Si tratta dello sceicco del Baharain, Zamil al Zamil, che ha interloquito con Leoluca Orlando sul futuro della città, proponendo un investimento per risollevare la provincia dalla pesantissima crisi industriale che ha coinvolto Fiat, Keller, e anche i cantieri navali. Ma non si può sempre sperare nell’arrivo degli altri per risolvere il proprio destino, come farebbe Giovanni Drogo alla fortezza Bastiani, perché intanto proprio per la cantieristica navale sembra giunta la parola fine.
L’allarme è giunto dalla Cisl. “È partito il conto alla rovescia per il Cantiere navale di Palermo, che nel prossimo gennaio potrebbe veder scorrere la parola fine sui titoli di coda della propria esistenza”. Il sindacato ha reso noto che “i bacini galleggianti da 19 mila e 52 mila tonnellate si stanno irreparabilmente deteriorando mentre le piccole commesse, entro poche settimane, saranno ormai al traguardo”. Spiegano dal sindacato che a partire da gennaio “il sito per eccellenza dell’industria di Palermo, che vide la luce per iniziativa della famiglia Florio nel lontanissimo 1897, rischia il fermo totale”. I sindacati denunciano “il grave danno per l’economia della regione, della città”. In ballo ci sono 500 addetti, con il 25% già ora in cassa integrazione, e il coinvolgimento diretto – spiegano i sindacati – di Fincantieri, l’azienda leader mondiale nella cantieristica delle navi da crociera.
Il caso risale a qualche mese fa quando Fincantieri vinse con riserva l’appalto per la ristrutturazione del bacino da 52 mila tonnellate per circa 44 milioni di euro, prima di venire giudicata non idonea dalla commissione appaltante regionale, dando di fatto il via libera alla triestina Cimolai (tra l’altro fornitore storico della stessa Fincantieri). Si tratta della medesima azienda che, con un ribasso del 27% su 10 milioni di euro di lavori, e contro cui Fincantieri ha fatto ricorso, si era già aggiudicata i lavori per il bacino da 19 mila tonnellate.
L’appello del sindacato corre agli uffici di Orlando e al futuro governatore della Sicilia, perché proprio la Regione è proprietaria dei bacini e dell’azienda. “Al governo che si insedierà dopo le elezioni chiediamo che non si comporti con l’indifferenza e la leggerezza del passato ma che si adoperi fattivamente per garantire l’esistenza del Cantiere, in primo luogo attraverso la soluzione dei contenziosi in atto”. Poi la chiamata per il sindaco Orlando. Cisl e Fim si attendono “un impegno forte come già in passato, per la salvaguardia del polmone produttivo di cui vive la disastrata realtà industriale di Palermo”. Ultima chiamata per Fincantieri, la controllata di Fintecna (finanziaria del ministero dell’Economia), alla quale chiedono “ragionevolezza affinché i contenziosi in piedi siano al più presto chiusi”.