Aziende chiedono di commissariare la Regione. Potrebbe saltare il miliardo per la depurazione

PALERMO – Imprese contro il governo regionale. Un tema costante negli anni dell’era Lombardo soprattutto a causa dei ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni per i lavori eseguiti. Dato il clima elettorale con i candidati proiettati alla conquista di Palazzo dei Normanni, a parlare di sostanza ci ha pensato una delegazione dell’Ance Sicilia nella sede dell’Associazione nazionale dei costruttori edili. A rischio non solo i pagamenti dei lavori già fatti, ma anche il blocco dei fondi Ue e il futuro dell’ambiente perché i costruttori hanno lanciato l’allarme sul mancato utilizzo del miliardo di euro per i depuratori.
I numeri dicono già tutto: su 19 miliardi di crediti vantati dalle imprese di costruzione, 1,5 miliardi riguardano le imprese siciliane che operano nei lavori pubblici. La stessa Sicilia stritolata dalla crisi che ha visto vaporizzarsi 475 aziende con annessi licenziamenti per 76mila addetti del comparto.
Nemmeno la deroga richiesta al Patto di stabilità ha salvato la situazione visto che la Regione, denuncia l’Ance Sicilia, ha poi dirottato i soldi sbloccati sui pagamenti di spese correnti invece che sugli investimenti.
Due le azioni legali che saranno intraprese: “una class action delle imprese edili siciliane nei confronti del ministero dell’Economia – si legge in una nota dell’Ance – e della Regione siciliana; e decreti ingiuntivi diretti alle singole amministrazioni debitrici”.
A margine dell’incontro arriva però un altro macigno sul futuro dell’Isola: i costruttori hanno chiesto il commissariamento dell’Isola per accelerare lo sblocco dei 10 miliardi dei fondi Ue, tra cui rientra il miliardo destinato alla depurazione.
Claudio Torrisi, assessore ai servizi di pubblica utilità, ha spiegato al Qds che “si sta lavorando perché i fondi vanno spesi entro il 30 giugno del prossimo anno”. Infatti a partire dal 2016, data ultima consentita dall’Ue per l’adeguamento a una norma che risale addirittura a tre decenni prima, cominceranno a fioccare multe fino a 700 mila euro per ogni giorni di ritardo. In Sicilia la Commissione ha, infatti, segnalato 57 comuni isolani, su 109 in tutta Italia, che non hanno ancora applicato la Direttiva n.271 del 1991 relativa all’adeguamento del trattamento reflui urbani che aveva fissato al 31 dicembre 2000 il termine ultimo per dotare tutte gli agglomerati urbani con 15 mila o più abitanti di reti fognarie con preventivo trattamento biologico.