Nessun presidente potrà mettere insieme una maggioranza all’Assemblea regionale, eletta col 42% degli aventi diritto al voto, perché dovrebbe tagliare favori promessi e clientelismo diffuso alla base di quei creduloni che sono andati a votare, fidandosi ancora una volta delle promesse individuali ricevute. Non hanno capito, codesti poveretti, che la festa è finita e devono mettersi il cuore in pace.
Non ci sono più risorse finanziarie per favorire questo o quello ma, anzi, bisogna tagliare sprechi e clientelismi non solo per fare quadrare il bilancio 2013 che sarà inserito nella relativa Legge di stabilità regionale, ma e soprattutto, per far emergere quelle risorse che consentano di aprire 10 mila cantieri per opere e riassetto idrogeologico e per attrarre investimenti nazionali ed esteri, nonchè per rimettere in moto la macchina produttiva siciliana.
Nessuna maggioranza avrà il coraggio di mettere in disponibilità (art. 16 legge 183/2011) 13.400 dipendenti regionali in esubero e 1.200 dirigenti in esubero, né avrà la forza politica e morale di mandare a casa definitivamente tanti inutili cosiddetti lavoratori.
Rosario Crocetta è il presidente della Regione senza maggioranza. è sicuramente un uomo antimafia ma, come abbiamo già scritto, il suo cursus honorum non presenta i necessari requisiti per amministrare una macchina complessa come la Regione Siciliana, ove pescecani-burocrati tenteranno di fargli fare cose che lui non vorrà.
Crocetta ha dichiarato che per fare le leggi che ha in mente cercherà una maggioranza dentro l’Assemblea. Naturale alleato dovrebbe essere il gruppo Micciché-Lombardo, per quanto non numeroso. A proposito dell’ex presidente della Regione, c’è da notare che ha quasi dimezzato i propri suffragi passando da quasi il 15% all’8%. L’abbraccio fra il duo Micciché-Lombardo e Crocetta potrebbe essere mortale per quest’ultimo, qualora accettasse il metodo clientelare che ha rovinato la Sicilia sottostando alle pressioni di piazza.
In ogni caso, ci auguriamo che Crocetta, presentandosi all’Ars, porti un Ddl della Legge di stabilità 2013 con i 3,6 mld € necessari per rispettare l’art. 81 della Costituzione: il pareggio di bilancio.