La Regione premia i Comuni viziosi

PALERMO – La Regione si può preparare a incassare una valanga di ricorsi. Decine e decine di amministrazioni comunali sembra che non abbiano gradito il modo in cui sono state ripartite le somme delle premialità. A lamentarsi ovviamente quelle pubbliche amministrazioni che hanno avuto praticamente cifre irrisorie: c’è anche un caso emblematico in provincia di Palermo con il Comune di Camporeale che ha incassato il primato negativo dello “zero” accanto alla casella dei fondi che saranno stanziati. In pratica questo governo cittadino non incasserà nulla perché, evidentemente, non sarà stato in grado, almeno secondo l’assessorato regionale agli Enti locali, di dimostrarsi virtuoso in nessuna attività amministrativa.
“è evidente che in questa ripartizione c’è un’anomalia – afferma il sindaco della cittadina del palermitano, Vincenzo Cacioppo – perché il nostro Comune si è mosso secondo determinati percorsi incentrati proprio sulla buona amministrazione. Faremo sicuramente ricorso”. Poco meglio è andata ad un altro Comune della provincia di Palermo, Partinico, che di abitanti ne conta ben 33 mila ma ha avuto solo 17 mila euro: “Voglio vederci chiaro – precisa il primo cittadino Salvo Lo Biundo – perché ci siamo mossi seguendo criteri di virtuosità nella gestione della pubblica amministrazione. Non abbiamo sforato il Patto di stabilità e abbiamo migliorato notevolmente la riscossione dei residui attivi arrivata ad una quota pari al 30 per cento, mentre negli anni passati si aggirava sul 10 per cento”.
Insomma, questi 20 milioni distribuiti dal governo regionale hanno lasciato in tanti scontenti. Una somma che rappresenta una riserva del 2,5 per cento delle risorse che ogni anno vengono assegnate agli enti locali. Soldi che sono destinati, almeno sulla carta, proporzionalmente ai Comuni che, in maniera virtuosa, hanno messo in campo e attuato una serie di strategie dal punto di vista finanziario.
“Sono stati premiati, in particolare – spiega l’assessore regionale alle Autonomie locali, Caterina Chinnici – quegli enti locali che, in base a sette parametri di riferimento, hanno dimostrato una maggiore propensione alla buona e sana amministrazione. Una premialità aggiuntiva di 700 mila euro è stata destinata, inoltre, a quei Comuni che hanno completato le pratiche di condono edilizio entro lo scorso 31 dicembre, mentre altri 2 milioni a favore degli enti locali nei quali è risultato positivo il parametro relativo ai flussi turistici”.
In tal senso i Comuni che si sono rilevati più virtuosi sono soprattutto in provincia di Messina, con 3 enti locali ai primi cinque posti. In testa alla graduatoria c’e’, infatti, Giardini Naxos (332 mila euro), seguita da San Vito Lo Capo (317 mila), nel trapanese e Lampedusa e Linosa (258 mila), in provincia di Agrigento. Al quarto e quinto posto Letojanni (245mila) e Mazzarra’ Sant’Andrea (201 mila), nel messinese.
Per quanto riguarda i 9 capoluoghi c’era da attendersi i mezzi flop di Palermo e Catania, causa una serie di difficoltà nella riscossione, che insieme non sono arrivati nemmeno a raggiungere i 130 mila euro di premialità. I parametri utilizzati sono quelli della capacità di riscossione, degli investimenti, dello sforzo tariffario e fiscale e del programma di riscossione dei tributi.
Risalta all’occhio però un’evidente discrasia: una buona amministrazione si distingue nell’avere i conti a posto: ma un parametro per l’indebitamento non figura. Dunque, sulla carta, un Comune con un bilancio in rosso e che sperpera fondi tra consulenti ed esternalizzazione dei servizi può incassare anche premialità sostanziose. Certo, se ci fosse stato di mezzo questo parametro le cose sarebbero decisamente cambiate se si considera che gli enti locali siciliani sono indebitati solo con gli Ato rifiuti per quasi un miliardo di euro.
“Un costo che l’inefficienza della politica scarica sulle aziende” ha commentato sdegnato Giuseppe Catanzaro, vice presidente regionale di Confindustria Sicilia. “In particolare – cita il procuratore regionale della Corte dei conti per la Sicilia, Guido Carlino – per il Comune di Catania è emerso il frequente ricorso ad anticipazioni di tesoreria per fare fronte agli impegni assunti con il conseguente pagamento di interessi passivi che, ovviamente, determinavano l’aggravarsi della situazione finanziaria. In tale contesto, – ha osservato Carlino – le entrate previste venivano valutate non realisticamente: ciò consentiva la possibilità di prevedere ed effettuare maggiori spese, cui non si poteva fare fronte con entrate reali, ma soltanto con un massiccio ricorso ai finanziamenti a breve termine, concessi  dalle banche ed il conseguente pagamento di interessi passivi”.
Trucchetto che anche altre pubbliche amministrazioni siciliane indebitate hanno utilizzato e le conseguenze solo oggi si stanno pagando, ed anche pesantemente. Ma allora non sarebbe più opportuno incentivare le pubbliche amministrazioni ad avere i conti a posto?