PALERMO – Airbnb mette le mani avanti: la società specializzata negli affitti di case vacanze a breve termine cerca di siglare accordi fiscali con 700 città in tutto il mondo, in modo da mettersi al riparo da eventuali futuri cambi di regole e regimi di tassazione. Qualcosa insomma di simile a quello potrebbe accadere in Italia, dove era stato presentato un emendamento alla legge di bilancio, per ora accantonato, che proponeva una cedolare al 21 per cento nella forma di sostituto d’imposta, che si aggiungerebbe quindi al prezzo di locazione e verrebbe “girata” dalla società al Fisco.
La Penisola comunque non è tra i potenziali rischi o contenziosi in corso citati dal Financial Times, a cui l’amministratore delegato Brian Chesky ha annunciato l’iniziativa. Airbnb ha già accordi fiscali che coprono 200 città e punta aumentare il numero di città a 700. “Quando hai un tax agreement, ottieni un accordo esplicito e quindi vengono meno i rischi sulla tua stessa esistenza”, ha detto il manager. In alcuni casi viene infatti contestata la stessa liceità di operare di Airbnb, che fondamentalmente è una piattaforma che consente ai proprietari di case di mettere in affitto gli immobili per periodi di anche un solo giorno. Questo, combinato con le app per smartphone e dispositivi mobili ha rapidamente creato un nuovo settore dove domanda e offerta possono incontrarsi, ovviamente drenando giro d’affari ai tradizionali canali di accoglienza turistica.