Crocetta, entusiasmo ma ci vuole impegno

Ogni giorno dal 29 ottobre le dichiarazioni del neo governatore dei siciliani sono infuocate dall’entusiasmo e dall’ottimismo. E già solo per questo va premiato. Occorre tanto, infinito ottimismo per riportare in Sicilia un clima più respirabile. Ma per far tornare la serenità ed il sorriso, l’ottimismo non è sufficiente. Va supportato da un enorme impegno, una feroce determinazione, ed una formidabile capacità di aggirare gli ostacoli burocratici e amministrativi che rendono ogni percorso una gimkana. Oltre al fatto che il governo propone, ma è l’Assemblea regionale (Ars) che approva o meno, per cui occorre una maggioranza compatta, coesa, univoca negli intenti e negli obiettivi.
 
Cionondimeno quando il presidente dichiara che approveranno il bilancio in soli 20 giorni, cosa credo mai accaduta, direi che è persona che ha grande fiducia nelle sue capacità e che bisogna dargli credito fino a prova contraria. Intanto sta definendo le deleghe per la sua giunta, ha individuato tagli per 1,5 miliardi di euro (anche se ne occorrono 3,6 miliardi) e sta prendendo in esame provvedimenti con cui mandare a casa l’enorme quantità di dirigenti nominati dal predecessore Lombardo, sta eliminando le auto blu per assessori e dirigenti, sta commissariando i comuni che non hanno approvato i bilanci entro il 31 ottobre. Le buone intenzioni ci sono ed anche se alla fine il voto dei siciliani è stato un voto di protesta tra grillini, astensioni e schede nulle o bianche per cui Crocetta ha preso poco più del 27 % di voti, è pur sempre il Presidente ed in quanto tale va sostenuto. Se, come dice, rappresenta il cambiamento, per dare un segnale concreto che le cose sono cambiate non occorre impiegare mesi. Bastano giorni. Se entro novembre riuscisse a portare i risultati su cui ha dichiarato di lavorare da subito, allora comincerebbe a conquistarsi la fiducia anche di quegli elettori che non preferito non votare.
Perché ciò che ha scoraggiato e oggi deprime noi siciliani, caro Presidente, è l’immobilismo, la stagnazione e l’olezzo che ne deriva. Ciò che fa scappare gli investimenti è il muro di gomma della mala burocrazia; è lo spreco senza fine di risorse ormai finite. Vogliamo poter credere di nuovo che i nostri figli andranno in scuole sicure, con professori aggiornati e motivati; che gli ospedali funzioneranno e che le città saranno pulite.
Forse è utopia, ma l’uomo per andare avanti ha bisogno di credere. Ancora e sempre.