La Sicilia è al primo posto per quanto riguarda i contenziosi tributari.
“Come esito siamo al quarto, come controversie siamo primi. Ma d’altro canto la nostra è una delle Regioni più popolose d’Italia e va detto che, in un momento di depressione economica come questo, la gente cerca di difendersi”.
La situazione dell’evasione, però, è abbastanza grave.
“Il problema riguarda soprattutto gli evasori professionali, titolari di alti redditi. Per avere un’idea del livello d’evasione bisogna pensare che solo lo 0,47% dei contribuenti aventi un reddito superiore a 150.000 euro emette dichiarazioni regolari. Per arginare il fenomeno ci vuole un sistema complesso che non è affatto facile, anche perché noi abbiamo forze molto limitate. Da quando hanno fatto l’ultima riforma nel 1992 siamo diventati una categoria residuale, non sono stati più fatti concorsi e i nostri organici si sono ridotti all’osso. Ora per la verità hanno fatto un maxi concorso da 900 posti che però cambierà l’assetto complessivo della nostra giurisdizione. Va considerato che la struttura delle Commissioni tributarie è composta ancora per legge in modo particolare: vi sono magistrati professionali che occupano i posti di presidente e vicepresidente di sezione. Gli altri giudici per lo più sono professionisti che si dedicano a questa attività quasi per volontariato. Nel complesso il sistema funziona perché c’è una convergenza di competenze diverse. Il giudice ordinario di fronte a un rapporto della finanza trova difficoltà ad analizzare nel dettaglio i dati in quanto non conosce le dinamiche aziendali. Quando invece ci sono professionisti che sono più adatti a esaminare questa situazione, il risultato può essere migliore purché ci sia una vigilanza per evitare le incompatibilità. Ora l’afflusso di giudici ordinari in misura così massiccia rischia di alterare questo rapporto”.
Perché lamenta la dipendenza dal Ministero delle Finanze?
“È uno dei nostri principali problemi. Il Ministero delle Finanze è una delle parti in causa e per tale ragione noi da tempo chiediamo di passare, come le altre giurisdizioni speciali, alle dipendenze della Presidenza del Consiglio. Il Ministero elabora una statistica per capire quante volte perdono o vincono in correlazione con una logica tesa ad aumentare il gettito, ma il giudice non può operare in questo modo”.
La giurisdizione tributaria è accessibile a tutti?
“La giurisdizione tributaria è nata come giurisdizione di facile accesso, ma con il tempo è diventata più tecnica ed è ormai indispensabile fornirsi di un assistente tecnico. Questo fa lievitare notevolmente i costi, anche perché sono stati introdotti nuovi balzelli come il contributo unificato. Il problema è che se uno ha una vertenza di 200 milioni di euro va da un professionista idoneo, viceversa si deve accontentare di legali male qualificati. E così si viene a creare una situazione per cui l’Amministrazione è forte con i deboli e debole con i forti, perché di fronte a un professionista di grido il pubblico non ha gli elementi sufficienti per contrastarlo e dunque c’è uno squilibrio tra le opposte difese. Se invece è un poveretto che si difende da sé o con tecnici inadeguati, l’Amministrazione ha quel minimo di esperienza in più che le consente di spuntarla”.
Come funzionano i Caf, i centri di assistenza fiscale? Intervengono o no?
“I Caf intervengono nella fase precedente al contenzioso. Nella fase contenziosa c’è qualche legale che si appoggia ai Caf, ma nell’esperienza nostra ci sono soltanto difensori tecnici”.
Avete una statistica relativa all’ultimo anno?
“La giustizia tributaria in Sicilia funziona discretamente. L’equilibrio con cui operano le Commissioni tributarie nel loro complesso è confermato dal dato per cui, in media, si ha oltre il 40% di decisioni favorevoli al contribuente, circa il 30% a favore dell’Amministrazione e il resto con esito diverso, comprese le cause di cessazione della materia del contendere o di estinzione del giudizio. Il 40% viene sfiorato soprattutto in primo grado ed è un dato accettabile se si considera che è sempre il cittadino l’attore che si duole di un comportamento illecito della pubblica amministrazione. Va sottolineato, infine, che i ricorsi per Cassazione accolti avverso le decisioni delle Commissioni tributarie sono, in percentuale, inferiori a quelli accolti avverso le decisioni dei giudici ordinari di appello”.
Quali sono i tempi per ottenere la richiesta di sospensione?
“Il problema della sospensione è delicato perché l’erario ha necessità non solo di garantirsi il gettito, ma anche di avere il controllo sui tempi. Nel sistema della giurisdizione tributaria era previsto, ed è previsto tutt’ora, che la sospensione può essere fatta sospensione dell’atto in positivo solo fino alla decisione di primo grado, cosa che fanno le Commissioni provinciali con un certo impegno”.
Se non arriva la sospensione in tempo scatta l’esecuzione. Ce la fanno tali Commissioni provinciali a stare nei 60 giorni?
“Non sempre. Francamente la questione delle sospensioni interferisce con il merito. Tra l’altro un problema è che noi abbiamo un compenso fisso, assolutamente ridicolo, che funge da rimborso spese e un compenso variabile legato alle decisioni emesse. Nel sistema così delineato le sospensioni non sono decisioni e dunque vengono fatte gratuitamente, ma se una sospensiva deve essere analizzata seriamente ciò comporta l’esame del fascicolo. Succede allora che se uno emette tante sospensive non può emettere un certo numero di giudizi di merito.
La faccenda inoltre si è complicata: in omaggio al principio del giusto processo la Corte costituzionale ha detto che la tutela cautelare con riferimento alla sospensione delle sentenze, non più dell’atto, deve essere attuata in ogni fase e grado del procedimento”.
E qual è la vostra posizione in merito?
“Sarebbe opportuno che la Cassazione non si orientasse a seguire la Corte costituzionale in questo discorso. Perché se lo fa, il legislatore dovrebbe farsi carico delle conseguenze di questa decisione, e quindi rinforzare le strutture, prevedere dei correttivi e dei limiti alla sospensione. Se noi la adottiamo così, indiscriminatamente, il carico sulle Commissioni tributarie regionali diventerebbe insopportabile perché dovremmo decidere sulla sospensione due volte.
Curriculum Umberto Puglisi
Umberto Puglisi è nato il 21 aprile 1939. Laureato in giurisprudenza, è magistrato ordinario in pensione, con la qualifica di presidente aggiunto onorario della Corte Suprema di Cassazione. Oltre al servizio prestato, per circa 45 anni, nei ranghi della magistratura ordinaria, con la direzione di importanti uffici giudiziari, ha esercitato pure, da oltre trent’anni, le funzioni di giudice tributario, con una brillante carriera che lo ha portato dapprima ad essere presidente di sezione coordinatore della sezione distaccata di Catania della Commissione tributaria regionale per la Sicilia e poi, dal primo gennaio 2012, presidente dell’intera Commissione tributaria regionale, con sede a Palermo.