KABUL – L’anno 2016 è stato quello più sanguinoso per la stampa nella storia dell’Afghanistan, con tredici giornalisti uccisi, una “cifra senza precedenti” secondo il Comitato per la sicurezza dei giornalisti afgani (Ajsc). Un bilancio che rende l’Afghanistan “il secondo Paese più pericoloso per i media dopo la Siria”, ha insistito il presidente del Comitato, Najib Sharifi, presentando il rapporto semestrale e annuale.
Per gli autori del rapporto, questo bilancio è imputabile “a un importante cambiamento di attitudine dei talebani di fronte alla stampa, oltre che a un amento generale dell’insicurezza e dell’instabilità del Paese”. Il numero di violenze nei confronti dei reporter, con oltre cento casi registrati, è aumentato del 38 per cento in rapporto al 2015. La metà è imputabile a rappresentanti delle autorità. In ogni caso i talebani, responsabili da soli del 20 oper cento delle violenze, sono anche i più cruenti: su tredici giornalisti e membri di organizzazioni della stampa uccisi nel 2016, dieci sono stati freddati da insorti, durante offensive estese all’insieme delle province afgane.