Ferrovie, il gap destinato a crescere

PALERMO – In Sicilia nell’ultimo triennio appena l’1,2 per cento di soldi investiti nella rete ferroviaria sul totale della dotazione su scala nazionale.
Un dato che da solo rende l’idea del disastro dei servizi ferroviari siciliani, con collegamenti obsoleti di 50 anni, lentezza dei convogli che spesso sono vecchi e mal ridotti, oltre che poco puliti. L’irrisoria dotazione finanziaria è stata al centro dell’ultimo confronto che si è tenuto a Messina tra i sindacati e le Ferrovie dello Stato. Il tavolo tecnico organizzato non ha prodotto i risultati sperati ed ha inasprito la vertenza.
Per i sindacati non ci sono i margini per procrastinare ulteriormente la soluzione dei numerosi e gravi problemi del settore ferroviario siciliano. Innanzitutto la contrazione degli investimenti destinati al settore ferroviario in Sicilia, visto che negli ultimi 3 anni nell’Isola è arrivato solo l’1,2 per cento delle somme spese per l’intera rete nazionale. Ma in discussione ci sono anche la riduzione dei posti di lavoro, dopo il taglio del 30 per cento degli anni passati in futuro si prospetta la perdita di altre mille e 800 unità, il crollo del 40 per cento del movimento merci e passeggeri (attualmente sono previste solo 36 corse ogni giorno, 18 per i treni passeggeri e l’altra metà destinati ai vagoni merci) e il problema della sicurezza, visto che nella stazione di Messina solo una parte dei vagoni che trasportano merci pericolose riesce ad essere smaltito in giornata. Un disastro in realtà soltanto annunciato. Già la Fondazione Curella aveva messo a nudo i limiti infrastrutturali del servizio ferroviario siciliano.
Al XXI Osservatorio congiunturale era emersa la scarsezza degli investimenti fatti nel Sud Italia ed in particolare in Sicilia del Paese in particolare quelli delle Ferrovie dello Stato che hanno destinato al Mezzogiorno d’Italia solo il 14 per cento dei finanziamenti in conto capitale contro il 16,2 per cento del Grtn, il 30,1 per cento dell’Enel, il 33,6 per cento delle Poste italiane, il 40,6 per cento dell’Eni e il 47,1 per cento dell’Anas.
Se consideriamo 100 la media della dotazione infrastrutturale a livello nazionale, in Sicilia questo indice arriva appena a 78 che diventa addirittura 27,2 se si considera l’introduzione del doppio binario nel sistema ferroviario dell’Isola. Peggiori sono i dati riguardanti il miglioramento del livello di servizio delle linee ferroviarie: è emerso che sono stati spesi 42 milioni a fronte di 170 milioni disponibili. Se consideriamo i soli investimenti effettuati in Italia negli ultimi anni è più che mai palese lo squilibrio tra Centro-Nord e Mezzogiorno. Infatti, il 95 per cento delle risorse è affluito nell’Italia centro-settentrionale per un totale di 152 miliardi di euro, mentre al Sud è arrivato appena un miliardo di euro pari allo 0,6 per cento del totale. Una condizione complessiva che dunque mette in risalto l’enorme gap infrastrutturale che esiste tra il Nord e la Sicilia in particolar modo. Differenza che comunque sembra essere destinata ulteriormente a salire.
 

 
Il decreto legge numero 93 del 27 maggio 2008, intitolato “alla salvaguardia del potere di acquisto delle famiglie” taglia ben un miliardo e mezzo di euro destinati a strade, ferrovie e porti per la Sicilia e per la Calabria. “Il nostro sistema ferroviario è antiquato, obsoleto e soprattutto non compatibile con lo sviluppo della Sicilia”, sosteneva l’ex assessore regionale ai Trasporti, Titti Bufardeci. Dichiarazione che lasciò perplesso il coordinatore del comitato spontaneo pendolari Messina-Catania-Siracusa. “Desidero sottoporre all’attenzione della politica regionale ed in modo particolare all’assessore regionale ai Trasporti – dichiara Giosuè Malaponti, coordinatore del comitato – che, se il nostro sistema ferroviario è antiquato, lo è proprio per la scarsa attenzione che la politica regionale ha dedicato al trasporto ed alle infrastrutture ferroviarie siciliane. Vedi i vari progetti del raddoppio Messina-Catania-Siracusa andati persi. Nel 1998 sono stati persi per la progettazione mille e 100 miliardi delle vecchie lire. Nell’ottobre 2001, con la sottoscrizione dell’Accordo di Programma Quadro tra Regione Siciliana e Ministero dei Trasporti, venivano finanziati quasi 2 mila milioni di euro per il raddoppio della dorsale ionica Messina-Catania-Siracusa per il tratto Fiumefreddo-Giampilieri. Anche questi andati persi o perlomeno scomparsi dai contratti di programma, ma fino al 2007 c’erano!”.