La Regione ha bisogno di talenti, che vi sono fra tanti siciliani eccellenti, non importa se giovani o anziani, se uomini, donne o gay. Si tratta di coinvolgerli in un Piano aziendale che utilizzi al massimo le risorse di cui la Sicilia dispone: 17 miliardi di euro effettivi non sono pochi, nonché quella parte dei crediti riscuotibili inseriti nel cosiddetto avanzo di amministrazione, che ammontano ad altri dieci miliardi.
I diplomi di laurea o di ricerca non servono per rimettere a posto la macchina amministrativa della Regione. Ci vogliono manager, anche internazionali, con curricula probanti, che si appoggino a società di consulenza internazionali, come per esempio la Mckenzie, che ha rivoluzionato e rimesso in carreggiata il Brasile, ove il boom economico proveniente da dieci anni è ancora in atto.
Assessori-manager e dirigenti generali-manager (e non affiliati e incompetenti) sono indispensabili per fare il salto di qualità senza del quale l’economia e la società siciliana si ammalano sempre di più.
La terapia dev’essere vigorosa, forte e adoperata senza esitazione. Quelle esitazioni che Crocetta dimostra, divagando su versanti inutili al Risorgimento Sicilia.
La risposta è semplice e pesante: trasferire i precari e i dipendenti in esubero ai cantieri di lavoro, cofinanziando migliaia di progetti pronti per l’esecuzione che metterebbero in moto l’economia regionale.
I sindacati e gli stessi precari obietteranno subito che non hanno le competenze e che loro preferiscono fare un inutile lavoro di tavolino (cioè, nulla) piuttosto che andare nei cantieri.
Umanamente questa osservazione si capisce. Ma tutta questa gente non ha capito che siamo in uno stato di guerra, col Pil che retrocede vistosamente in Sicilia (il 3 per cento) con la macchina economica inceppata, con oltre 250 mila disoccupati e un giovane su due (che magari non ha competenze) in cerca di lavoro.
À la guerre comme à la guerre. Non si può pensare di ricominciare a crescere senza adottare provvedimenti straordinari, basati sui conti in regola, per raggiungere un’ordinaria, sana e qualificata pubblica amministrazione.
La legge 190/12, denominata Anticorruzione, è basata sulla trasparenza dell’attività amministrativa, ottenuta mediante la pubblicazione di ogni atto nei siti web istituzionali. Con la trasparenza si ottiene qualità. Questa è la strada per il futuro.