La cinghia di trasmissione, nel Parlamento e nel Governo, di lor signori ha comportato la voglia di abolirlo.
C’è un fatto inequivocabile: la conferma da parte dell’Ue del corridoio che dal Nord Europa porta fino a Malta, attraverso la Sicilia. Tale corridoio è irrealizzabile senza l’essenziale infrastruttura del Ponte.
Anche l’ammodernamento della Salerno-Reggio Calabria o la ristrutturazione della linea ferroviaria dello stesso percorso non produrrebbero efficaci risultati se si infilassero nella strozzatura dello Stretto di Messina senza Ponte.
A proposito della Salerno-Reggio Calabria, vogliamo evidenziare un fatto, che pochi conoscono, e, cioè, che in silenzio, i vari governi hanno deciso di non ammodernarne 80 chilometri, avendo fissato per il 31 dicembre del prossimo anno la chiusura dei cantieri con il completamento di 360 chilometri sui 440 totali.
Torniamo al Ponte. La società ha fatto studi di ogni genere. Probabilmente non esiste opera al mondo così studiata: dal passaggio dei cetacei a quello degli uccelli migratori, ai riflessi del sole e della luna sulle parti metalliche, al vento impetuoso che spesso soffia sullo Stretto, al rischio di terremoto, che il Ponte sopportererebbe fino a oltre il 7,5 della scala Richter, cioè maggiore di quello del 1908.
Fermo restando che esiste un contratto redatto con Impregilo già operativo, che prevede penali in caso di mancato realizzo per oltre 300 milioni di euro, alcuni dei vantaggi sono i seguenti: 8 mila assunzioni sulle due sponde dello Stretto per almeno 6/8 anni; attivazione dell’indotto e delle attività economiche di alloggio; ristorazione, svaghi e divertimenti; moltiplicazione degli acquisti in negozi e artigiani; attrazione di innumerevoli carovane di turisti con ulteriore arricchimento dell’indotto; utilizzo del brand Sicilia e di questa meravigliosa opera in tutto il mondo; sviluppo di tutte le attività economiche connesse al forte miglioramento della logistica e dei trasporti.
Il Governo attuale non se l’è sentita di accantonare il progetto e pagare i 300 milioni di penalità. Saranno quindi il nuovo Governo e la nuova maggioranza che dovranno riprendere il fascicolo e rifare una valutazione definitiva. Se ci sarà Vendola, Dio ce ne scansi, il no è assicurato, ma confidiamo nell’intelligenza e nel buon senso di Bersani, se sarà lui il primo ministro.